Il ministero diretto dal professor Valditara sembra prendere una linea più precisa con il passare delle settimane. Anche le ultime due uscite sono servite a offrire indicazioni importanti, come quella di evidenziare, durante l’intervento alla manifestazione fiorentina di Didacta Italia, che formazione e innovazione, temi centrali dell’evento, saranno punto di riferimento dell’azione di governo, incoraggiata anche dalla buona risposta che le scuole hanno dato sia alla sfida del Pnrr sia al Piano Scuola 4.0, presentando 7.170 progetti su 8.230 totali che consentiranno alle scuole di avere risorse sostanziose (1,7 miliardi) per poter rivedere, migliorare, trasformare e adeguare le aule, favorendo la didattica in luoghi accoglienti e innovativi.
Sulla lotta contro la dispersione scolastica, invece, sono stati presentati 3.174 progetti su 3.193 totali il cui conseguente finanziamento, 500 milioni, consentirà azioni di accompagnamento personalizzato e di mentoring, con cui si potranno meglio orientare gli studenti alla scoperta delle proprie attitudini. Attenzione particolare avrà la formazione professionale per una sua valorizzazione, al fin di permettere una miglior qualificazione utile sia agli studenti per trovare rapidamente lavoro, sia alle imprese, spesso alla ricerca, senza successo, di personale qualificato. Un argomento che ha permesso una volta di più a Valditara di esplicitare il significato personale che attribuisce alla parola “merito”, ossia la valorizzazione dei talenti che ogni studente ha, talenti che non si basano solo su una intelligenza teorica, ma anche su una intelligenza pratica; un’attenzione che vuole riportare la scuola ad essere di nuovo “un ascensore sociale”.
Nella seconda, vicinissima, uscita al convegno su “La sfida Erasmus CreaSteam” i risultati di un progetto europeo promosso da Fidae, il ministro ha sostenuto la necessità di cambiare l’approccio all’insegnamento della fisica e della matematica, partendo dalla realtà per arrivare all’astrazione, in modo da non escludere a priori nessuno studente; e la necessità di sostenere, anche con risorse finanziarie, sia la didattica delle discipline steam, sia i progetti Erasmus, non solo per gli studenti, ma anche per i docenti. L’occasione è stata propizia per comunicare l’apertura all’utilizzo dei fondi Pnrr anche alle scuole paritarie sul principio, affermato pure dal ministro Tajani presente al convegno, che le scuole paritarie sono da considerare servizi pubblici a pieno titolo, a causa delle loro specifiche caratteristiche.
Una serie di comunicazioni e di annunci, di interventi di sostegno concreti che sembrano avere quale denominatore comune la volontà di avviare una importante fase di ammodernamento e rinnovamento del nostro sistema scolastico, ciò di cui, come sappiamo, la nostra scuola ha un grande bisogno.
Sulla base di questa volontà mi permetto solo di suggerire di dar vita anche ad una cornice innovativa, altrettanto importante, che consentirebbe di imboccare con maggior facilità la via dell’innovazione. Mi riferisco all’autonomia.
L’autonomia scolastica è espressamente prevista nell’art. 21 della legge delega n. 59/1999 e disciplinata dettagliatamente dal DPR n. 275/99, ed è diventata principio fondamentale con la pubblicazione della legge costituzionale n. 3/2001 che ha modificato il Titolo V della parte seconda della Costituzione. Ma nonostante tutti ne parlino, tutti l’annuncino, nessuno ha ancora avuto la forza e la determinazione di completarne l’iter e portarla a compimento.
È indubitabile che per attuare la piena autonomia delle istituzioni scolastiche occorra, oltre alla determinazione, anche coraggio personale e politico per contrastare i contrari e rompere inevitabili rendite di posizione costruite in questi anni dai favorevoli allo statu quo. Da come si è mosso in questi primi mesi, Valditara fa pensare di essere in grado di portare a compimento questa importante riforma, che ha portato grandi miglioramenti organizzativi e dei livelli di apprendimento in tutti i Paesi in cui è stata introdotta.
Occorrerebbe, inoltre, una concreta programmazione di azioni politiche che puntino a una drastica riduzione del cosiddetto precariato, di fatto più che raddoppiato negli ultimi 7 anni passando da 100mila a 225mila docenti, 1 docente su 4 (fonte TuttoScuola), così come, ad esempio, attuare la riforma del reclutamento approvata alla fine della scorsa legislatura, tenere separato l’ottenimento della abilitazione all’insegnamento dall’assunzione in ruolo nello Stato, avviare procedure straordinarie per chi da anni insegna, nelle scuole di Stato e nelle scuole paritarie, come precario senza abilitazione. È anche un dovere sociale nei confronti dei giovani.
Un altro importante risultato sarebbe portare a compimento la legge 62/2000 sulla parità, ancora oggi disattesa, affinché le scuole paritarie siano trattate dal legislatore con pari dignità, visto il servizio pubblico che svolgono, nelle norme e nella partecipazione ai finanziamenti utili al miglioramento del sistema e contemporaneamente uniformare i criteri di distribuzione dei contributi erogati dallo Stato affinché non siano più vincolati alla natura giuridica dell’ente gestore delle scuole, ma solo alla qualità del servizio erogato, come già prevedono alcune norme vigenti, come il decreto 65/2017 per il settore 0-6 anni, che eroga contributi in tal senso da ormai cinque anni. Confidiamo nella determinazione e nella capacità del ministro.
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