Patrizio Fariselli ricorda Franco Battiato e Demetrio Stratos, parlando di musica d’altri tempi e di oggi. “Un’anima intelligente. Filosoficamente ci accapigliavamo – confessa Fariselli parlando di Battiato tra le pagine de Il Fatto Quotidiano – lui votato alla trascendenza, io all’immanente”. E menziona anche le provocazioni tra l’indimenticabile Franco Battiato e Gianni Sassi, descrivendo quest’ultimo come “un intellettuale illuminato” che “creò la Cramps proprio per pubblicare Arbeit Macht Frei (primo album degli Area, uscito nel 1973, ndr), di cui scrisse i testi con lo pseudonimo Frankenstein”.
E poi il sentito ricordo di Demetrio Stratos: “Come lui ne nasce uno ogni secolo. Inarrivabile, baciato dalla natura e da una creatività inesauribile. Un progettista di suoni, non solo della voce – lo descrive Patrizio Fariselli – Era cosmopolita, proiettato verso il rock americano, la bossa nova, il soul, Ray Charles. Pian piano riscoprì le sue radici mediterranee. La musica popolare cretese, balcanica. La Tracia”. Assieme a lui ricorda con nostalgia che “al Teatro di Erode di Atene io e lui ascoltammo molti cantanti greci portati dei mari e dei monti, portati lì da una ricercatrice. Folk millenario tramandato per via orale”.
Patrizio Fariselli ricorda “l’ultimo grande raduno prima delle dittatura del mercato”
Patrizio Fariselli, nell’intervista per Il Fatto Quotidiano, non può menzionare la malattia che colpì Demetrio Stratos, membro degli Area fino al 1978, e la terribile beffa della sua morte appena la sera prima del concertone approntato per sostenere le sue cure. “Andò a New York per dedicarsi al lavoro solista. Non sarebbe mai uscito da quell’ospedale” racconta, riportando alla mente “Un ricordo avvolto in una luce giallognola. Il live si trasformò in un tributo alla sua memoria. Tutti volevano parteciparvi. Perfino Celentano si rese disponibile: alla fine non venne, ai tempi era impossibile mischiare il cast tra hit parade e nicchia. Fu l’ultimo grande raduno degli anni Settanta, prima della dittatura del mercato”.
A oggi, Patrizio Fariselli riconosce che “oggi in tanti si dicono anarchici, ma temo non abbiano una reale conoscenza del movimento anarco-socialista. E se penso al fascismo trionfante… Due anni fa avevo realizzato un album divertente, ottimista. L’ho lasciato nel cassetto”.