Chiara Saraceno, nota sociologa, ha parlato dell’emergenza in cui versano da tempo gli asili nido italiani, tra crisi e disparità che finiscono per riflettersi, inevitabilmente, anche sulle condizioni delle famiglie. Fortunatamente, grazie ai soldi messi a disposizione dall’Unione Europea nell’ambito del Pnrr, sono stati stanziati 4,6 miliardi di euro per le scuole, dei quali 3 miliardi verranno utilizzati per sostenere nuovi progetti da attuare.
“Di questi”, spiega Saraceno parlando dell’emergenza asili, “la maggior parte destinati a colmare i divari territoriali e raggiungere il 33% di copertura nazionale”, ma c’è una nota amara, ovvero che “era l’obiettivo europeo per il 2010” che nel mentre è passato al 45%. “I servizi per l’infanzia“, spiega ancora, “sono uno strumento essenziale non solo per favorire la conciliazione tra lavoro e cura dei più piccoli in un paese in cui il tasso di occupazione delle donne è molto basso”. Ma sono anche “uno strumento essenziale per lo sviluppo dei bambini, favorendone la socialità e contrastando le diseguaglianze nelle opportunità di crescita”. Per questa ragione, riflette, è importante fare di più per salvare gli asili, concentrandosi soprattutto su tre nodi principali.
I nodi da risolvere nell’emergenza asili
“I dati disponibili”, sostiene Saraceno parlando degli asili, “non sono del tutto incoraggianti”, soprattutto considerando “che i bandi hanno dovuto essere riaperti, specie [nelle] regioni meridionali, per mancanza di domande”. Qui sta il primo nodo, la disparità educativa, che troppo spesso incide sui bambini del sud Italia, che non dispongono dei servizi base per l’infanzia a causa dei posti limitati, o dei costi troppo alti, o ancora della distanza tra gli istituti e le abitazioni.
Il secondo nodo, continua l’analisi di Saraceno, riguarda soprattutto “i progetti che sono ancora in uno stadio molto preliminare e dei Comuni che non sono sufficientemente attrezzati per renderli esecutivi”. Infine, rimane il punto più tragico e dolente, ovvero “la questione del personale che dovrà far funzionare questi servizi e alla cui formazione occorre pensare già da ora”. Con questo punto secondo Saraceno, rischia di venire meno tutta la progettualità per risolvere l’emergenza asili, perché “per far funzionare i nuovi posti, occorreranno almeno altri 32mila educatrici/educatori“. Insomma, occorre una risposta precisa e coordinata tra i ministeri, per non rischiare che venga meno tutto il tessuto dei servizi dell’infanzia, con conseguenze tragiche sull’occupazione, specialmente femminile, in Italia.