Una squadra ampia e nuova. Una sequela di nomi che vengono da luoghi tra loro lontani. Esotici, in alcuni casi. Dalle radio libere di sinistra ai comitati emiliani, passando per qualche vecchio simbolo della lotta alle mafie messo ad occuparsi di altro. Tanti nomi che non vengono dal Partito democratico, iscritti, come Elly, da poco. Insomma una vera rivoluzione. I pochi reduci, come la Serracchiani, Misiani, Provenzano presiedono aree importanti. Ma portano con loro alcune contraddizioni. Cosa pensa Provenzano dell’Ucraina e del Patto Atlantico ancora non è chiaro, come farà la Serracchiani a dimenticare la sua stagione riformista sui diritti dei lavoratori e Misiani a convincere tutti che Letta non lo sente più, è difficile dirlo.
Ma questo è il meno. Il numero, infatti, lascia perplessi. È più una direzione centrale che una segreteria. A cui andranno ad aggiungersi i dipartimenti, con i loro capi, che sicuramente vorranno dire la loro. Insomma una trentina, quasi, di persone coinvolte a vario titolo. Letti tutti assieme con deleghe e supposte aree di competenza sembrano aver presidiato ogni sfumatura della società e dello scibile umano. Ma fare che cosa? E con chi? Di questo dovrebbe occuparsi una segreteria. E questo sarà il vero tema su cui verrà giudicata.
Per il resto, aver attribuito deleghe iperboliche sembra un escamotage, uno dei metodi tradizionali per riempire un nome con un contenuto. E legittimare la presenza di qualcuno, più che certificare la competenza necessaria al partito. Ultima cosa che molti stanno facendo notare: che ne pensano i territori di questi volenterosi?
La guerra alle correnti, con l’esclusione delle componenti che il congresso lo hanno perso ma lo hanno anche animato e che hanno vinto la fase interna, rischia di diventare un’esclusione di chi ha costruito il consenso dal basso. E questo errore può essere fatale per il Pd. Ma Elly ha diritto a fare come crede. E di dare a ciascuno dei suoi compagni di strada una fetta di ipotetico potere per legittimare se stessa. In fondo nominare qualcuno governatore di Giove non costa nulla. Poi si vedrà. Ma con questo spirito il nuovo corso del Pd inizia ad assomigliare ad un azzardo di volenterosi e non ad un moderno sistema di potere in grado di gestirlo. Molto grillino come spirito. Che non sia già vecchio, però, è presto per dirlo. Per ora chi ha il potere lo esercita. Almeno sulle targhette da assegnare.
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