IL REFERENDUM CONTRO L’INVIO DI ARMI IN UCRAINA: FRANCO CARDINI GARANTE COMITATO
«Stiamo buttando via tanti soldi per inviare armi che fanno male anche all’Ucraina»: lo dice il professore e storico Franco Cardini intervistato al “Fatto Quotidiano” dopo aver aderito alla proposta di entrare nel comitato di garanzia del referendum contro l’invio di armi a Kiev. Dopo aver preso spesso posizione contro l’opinione pubblica in merito alla guerra – tanto da essere considerato da molti un “putiniano” – Cardini rivendica la scelta di questa raccolta firme per un referendum che considera giusto: «curiosa sorte che mi tocca condividere con Cacciari, Canfora e tutti quelli che osano fiatare contro questo vento di follia che pervade il Paese».
Lo ritiene un “dovere civico” partecipare come garante al referendum contro l’invio di armi all’Ucraina, ma non solo: «da cattolico semplicemente ci tengo a tenere a posto la coscienza che interrogo tutti i giorni. Non è una questione di ludi cartacei». Nel citare il Duce fascista Mussolini, di cui è profondo oppositore, il prof. Cardini intende ravvisare tutta la sua contrarietà a questa nostra società: «questa è una società indecorosa, vile, mancante di cultura nel senso più profondo». Lo chiamano putiniano ma Cardini non ci sta in quanto semplicemente rammenta «che non bisogna avere la memoria corta quando si parla di questa guerra. Occorre leggere i fatti e almeno le carte geografiche».
CARDINI: “PUTIN HA FATTO CATTIVA MOSSA SUL DONBASS”
Come già esplicato in altre sedi negli scorsi mesi, lo storico Franco Cardini rileva come la Russia di Putin di fronte alle «provocazioni durate anni culminate con lo spostamento dei missili a ridosso del confine dell’Ucraina doveva pur far qualcosa per non perdere la faccia con il suo fronte interno, i partiti e i suoi generalacci che lo tallonavano in patria». Secondo Cardini il Presidente russo ha fatto un errore madornale nell’imbattersi in una guerra per la conquista del Donbass: «Putin ha fatto una cattiva mossa, è caduto nella trappola di Tucidide, si è ingannato che in Donbass e in Ucraina lo avrebbero accolto a braccia aperte».
Putin insomma ha sbagliato tanto i tempi quanto le prospettive dell’attacco, ribadisce lo storico: «nemmeno ha fatto quell’operaizone di maquillage con l’opinione pubblica internazionale». La Russia del resto non è l’Unione Sovietica, commenta sardonicamente Cardini, «di cui l’Italia fu una quinta colonna». L’invio di armi, la mancata tregua e una pace che si allontana sempre più: la soluzione non è facile, conclude Cardini al “Fatto”, «bisogna intanto dire basta accompagnando questo stop (dell’invio di armi, ndr) a uno sforzo diplomatico che nessuno ha finora nemmeno tentato». Attacca infine Biden il quale dagli Usa non ha detto una parola per incoraggiare il processo di pace, ma Cardini ce l’ha pure con l’Europa: «Von der Leyen può cambiare tutti i tailleur che vuole ma quando dice che la precondizione per trattare è che la Russia ceda su tutti i fronti, afferma una cosa semplicemente insensata». Le trattative invece dovrebbero servire a smussare le pretese delle parti per rendere fattibili poi i processi di pace: questo però, afferma Cardini, né Usa né l’Ue stanno mettendo in pratica.