La Corte di Cassazione ha condannato un beneficiario del reddito di cittadinanza 2023 che era rientrato con il possesso di tutti i requisiti, ma non aveva dichiarato alcune donazioni saltuarie frutto di lavoro irregolare. Ciò ha aperto il dibattito su come debbano essere considerate le donazioni ai fini del calcolo del reddito, vediamolo insieme.
Reddito di cittadinanza 2023: le donazioni vanno comunicate?
Dopo l’ultima condanna da parte della Suprema Corte che ha deciso che i proventi da lavoro irregolare, classificati come donazione andavano dichiarati e costituivano reddito, ha aperto un nuovo dibattito: per i togati infatti anche i proventi di donazioni saltuarie vanno comunicati all’INPS e costituiscono reddito. Inoltre la comunicazione all’ente Nazionale Previdenza Sociale (INPS) è un obbligo di legge.
Lo stesso vale anche per le donazioni percepite da qualsiasi altro membro di nucleo familiare. Naturalmente sulla base della situazione del nucleo famigliare cambia anche la situazione del nucleo famigliare. Nel 2023 la durata massima è stata ridotta a 8 mesi per i cosiddetti occupabili, cioè coloro di età compresa tra 18 e 59 anni e in grado di lavorare. Coloro che all’interno del nucleo famigliare hanno minori, disabili o anziani la durata del reddito di cittadinanza2023 viene estesa a 16 mesi.
Il Governo ha annunciato una revisione totale del reddito di cittadinanza per settembre 2023, con la nuova misura che pare si chiamerà MIA (Misura di Inclusione Attiva).
Reddito di cittadinanza 2023: sanzioni e risvolti penali
La Suprema Corte ha ribadito un concetto già chiaro e fissato dalla legge: l’obbligo di comunicare tutte le variazioni economiche del nucleo famigliare all’INPS.
È obbligatorio comunicare tutte le variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari. In caso di mancata comunicazione, le conseguenze possono essere molto gravi, come la perdita immediata del diritto al reddito e la restituzione degli importi percepiti fino a quel momento, oltre alla possibilità di incorrere in una sanzioni gravissime che rientrano nel penale: si prevede infatti una reclusione da uno a tre anni.
A settembre 2023 la revisione del reddito potrebbe portare a ulteriori modifiche per la percezione del sussidio.