Un dialogo incalzante, ricco e dinamico quello accaduto martedì 11 aprile a Bologna tra i responsabili di cinque associazioni professionali di dirigenti scolastici e docenti e il card. Matteo Zuppi durante l’incontro dal titolo “Educare-Formare le giovani generazioni oggi”, introdotto dal saluto di Ernesto Diaco, direttore dell’Unesu. Un’iniziativa nata con l’intento delle associazioni di dialogare e approfondire i temi della Lettera a chi lavora nelle istituzioni della nostra casa comune, scritta dallo stesso cardinale in occasione della festa della Repubblica 2022.
Due ore di approfondimenti, rilanci, corrispondenze e aperture nelle quali Carlo Di Michele (Diesse), Elena Fazi (Uciim), Ezio Delfino (Disal), Esther Flocco (Aimc), Alfonso Barbarisi (Aidu) e mons. Zuppi si sono confrontati sui contenuti della Lettera. Un dialogo che ha aiutato ad approfondire l’originale immagine tratteggiata da Zuppi quando scrive che le persone impegnate nelle istituzioni sono il “filo che tiene insieme il vestito” e che “la capacità del sarto è proprio quella di non farlo vedere, ma il filo è necessario perché i pezzi di stoffa si reggano insieme”.
Concrete e pertinenti le domande poste dai responsabili delle associazioni: dal tema della fragilità dell’io oggi, a scuola, del giovane come dell’adulto, al tema della cittadinanza intesa come introduzione dei ragazzi ad essere protagonisti di tempo nuovo; dal tema della libertà di educazione come assetto di consapevolezza dell’agire, nelle scuole statali e non statali, al tema del valore dell’autonomia scolastica come fatto culturale e non solo organizzativo; dalle urgenze, infine, di un’attenta gestione del sistema scolastico da parte del mondo politico al tema di costruire ambiti dove l’io viva l’incontro con un “noi”.
Le domande degli interlocutori hanno consentito al presidente della Cei di mappare – rilevando l’aumento dei fenomeni di abbandono scolastico e delle disuguaglianze e il permanere, ancora, dell’emergenza educativa – i temi oggi determinanti, dal disagio giovanile ai compito proprio della scuola come agenzia di formazione, dal ruolo dell’adulto nei confronti dei giovani al rischio di una gestione “aziendalistica” delle istituzioni scolastiche sottoposte a criteri di produttività e di efficienza. E di comunicare, invece, un gusto per l’educare, uno sguardo fresco e sincero sulla realtà degli studenti oggi: una riproposizione non cattedratica della tradizione cattolica sui temi educativi, condividendo la sua esperienza di un uomo di Chiesa personalmente impegnato con le domande del vivere e vibrante di una conoscenza positiva e simpatetica dell’umano, quello che si intercetta nelle espressioni drammatiche e assetate dei giovani e quello degli adulti che si impegnano ad introdurre i più giovani, nei contesti scolastici o universitari, al gusto di vivere e di conoscere il mondo.
Il cardinale ha poi reclamato il diritto a non far prevalere le tante sirene che oggi distolgono i ragazzi dalla ricerca del senso della vita, condizionati da modelli di vita banali ed effimeri e inculcando l’idea che lo studio non serve se non dà subito qualcosa di concreto. E lo ha fatto riproponendo la suggestione di Papa Francesco nel suo discorso agli studenti ed al mondo accademico tenuto a Bologna nel 2017: “Ulisse, per non cedere al canto delle sirene, che ammaliavano i marinai e li facevano sfracellare contro gli scogli, si legò all’albero della nave e turò gli orecchi dei compagni di viaggio. Invece Orfeo, per contrastare il canto delle sirene, fece qualcos’altro: intonò una melodia più bella, che incantò le sirene. Ecco il vostro grande compito: rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte dinamiche e forti, con la ricerca, la conoscenza e la condivisione».
L’incontro, moderato e condotto dal giornalista Alessandro Banfi, ha certamente dovuto sintonizzarsi fin da subito con l’originale e pertinente prolusione di Andrea Porcarelli, pedagogista dell’Università di Padova, sul tema “Una visione, una missione, un unico percorso educativo all’alba del terzo millennio” durante la quale egli ha ricordato che, se la proposta educativa avviene oggi in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”, cioè l’impotenza e la disgregazione, è tuttavia possibile e necessario rilanciare una “scuola per l’uomo” (G. Nosengo) dove l’educatore ha il compito di “re-immaginare i nostri futuri, insieme” (Rapporto della Commissione internazionale per l’educazione dell’Unesco) sapendo che la persona è “soggetto che esiste volentieri” (J. Maritain).
Nelle conclusioni il card. Zuppi ha rilanciato due questioni sulle quali ha invitato ad un comune lavoro le associazioni di scuola: il tema degli abusi e delle situazioni dei ragazzi difficili (“che lavoro stanno sviluppando su questi aspetti le scuole?”) e il tema del giudizio, elemento sul quale molto si gioca nelle aule il rapporto tra studenti e professori (“cosa significa oggi giocare un giudizio a scuola? come non lasciare indietro nessun ragazzo e intanto non cedere al ricatto della rassegnazione o del non giudicare?”). Interrogativi che le associazioni presenti hanno accolto come provocazione ad un approfondimento da promuovere all’interno dei propri percorsi di formazione.
Al termine dell’incontro è stata palese la gratitudine tra i promotori e tra i presenti non solo per uno sguardo realista, umano e cristiano, a cui ci si è sentiti sorprendentemente introdotti dalle parole del card. Zuppi, ma, anche, per il rilancio a riscoprire il valore di “amicizia sociale” (Francesco, Fratelli tutti) che le realtà associative di professionisti dell’educazione rappresentano nel panorama scolastico come luoghi di pratica di solidarietà professionale, necessari a rafforzare ideali senza i quali perde efficacia il quotidiano impegno personale di docenti e dirigenti e a sviluppare approcci innovativi del fare scuola.
Un servizio di cronaca ed il video dell’incontro possono essere rivisti sul sito dell’arcidiocesi di Bologna e sul canale YouTube di “12Porte”.
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