Per i contenziosi fino a 5000 euro si andrà al tribunale monocratico tributario, mentre l’Agenzia delle Entrate dovrà preoccuparsi di preparare tutti gli elenchi delle cause e iscritte presso la Corte di Cassazione ed estinte per tregua fiscale. Queste sono le novità in materia di riforma del processo tributario che sono contenute nella conversione in legge del decreto 13/2023 che attualmente è all’esame di Montecitorio.
Riforma Giustizia tributaria: cosa cambia nel 2023
I riferimenti al tribunale monocratico per i contenziosi di importo inferiore a 5.000 euro sono contenuti all’interno dell’articolo 40 del decreto. Prima dell’entrata in vigore della legge la giustizia tributaria vistava le cause al tribunale monocratico per contenziosi inferiore a 3000 euro.
Per stabilire il valore della lite, bisogna contemplare l’importo del tributo al netto degli interessi e delle sanzioni.
L’auspicio è che questa riforma consentirà una maggiore velocizzazione nell’estinzione dei processi che riguardano la giustizia tributaria, oltre che una riduzione dei tempi per l’estinzione dei contenziosi in Cassazione.
Riforma Giustizia tributaria: l’Agenzia delle Entrate dovrà fornire l’elenco dei debitori in tregua fiscale
È per questo che l’Agenzia delle Entrate deve disporre un elenco in cui siano annoverate tutte le cause tributarie attualmente ferme per tregua fiscale.
Il decreto inoltre stabilisce anche nuovi criteri in merito alla composizione del consiglio di presidenza e alle elezioni dello stesso eliminando le riserve concernenti la magistratura togata.
L’attuale riforma dunque interviene per snellire il contenzioso tributario in dall’origine della lite, ma modificando radicalmente il percorso anche per i contenziosi già in Corte di Cassazione.
Il consiglio di presidenza potrà essere eletto non dopo il 31 maggio 2023: questa maggioranza potrà essere formata almeno “da un magistrato tributario proveniente dalla magistratura ordinaria, uno da quella amministrativa, uno di quella contabile uno da quella militare, fra coloro che sono collocati nella graduatoria di quell’articolo 1 comma 7“.