La dieta per perdere peso a volte comporta una modifica radicale dello stile alimentare precedentemente adottato, e questo può avere gravi conseguenze sull’organismo. I rischi maggiori possono essere rappresentati da un aumento dei problemi cardiovascolari che può sfociare anche in gravi condizioni come l’infarto e l’ictus. In una ricerca approfondita composta da 40 differenti studi condotti su 35458 partecipanti, vengono messe a confronto 7 tra le più popolari diete, ed i relativi risultati sui pazienti in merito all’aumento dei fattori di rischio di mortalità per complicanze cardiovascolari. Ne è emerso, non solo che alcuni regimi alimentari possono essere dannosi, soprattutto su persone con condizioni pre-esistenti, ma anche che altre diete invece, possono contribuire al benessere e a prevenire alcune malattie.
Lo studio è stato pubblicato sul British Medical Journal e riguarda in particolare le principali diete che riducono progressivamente gli alimenti grassi ed il sodio, più o meno drasticamente. Tra queste vengono individuate in una tabella, in base a tutti gli studi fino ad ora presenti quali contribuiscono a limitare i rischi di infarto e quali invece necessaitano di intervento perchè a lungo termine potrebbero avere un impatto negativo sul sistema cardiovascolare e sulla circolazione sanguigna.
La dieta mediterranea riduce i rischi di infarto e ictus
Le diete a confronto nello studio del British Medical Journal sono 7, elencate in particolare dalla meno drastica a quella con più bassi livelli di grassi, quindi : la dieta mediterranea, la low fat cioè con contenuto di grassi ridotto dal 10 al 20%, la very low fat con riduzione grassi superiore al 30%, la dieta a grassi modificati che sostituisce i saturi con gli insaturi, quella no grassi e basso sodio, la dieta Ornish che è quasi completamente vegetariana e la Pritikin senza grassi e con molti carboidrati.
I riultati mostrano che, la mediterranea è quella che migliora la salute cardiovascolare su più fronti, riducendo sia i fattori di rischio infarto che quelli di ictus. Mentre la riduzione progressiva di grassi delle tre diete intermedie, a lungo termine potrebbe compromettere alcune condizioni arrivando anche all’insorgere di malattie impreviste. Infine la dieta Ornish che esclude quasi del tutto gli alimenti animali potrebbe avere conseguenze derivate dalla scarsa assunzione di Omega 3, quindi in assenza di interventi che integrano i grassi buoni viene considerata se non poco rilevante nei benefici sul cuore, quasi controproducente. Mentre lo stile Pritiktin, molto popolare negli anni 70 per perdere peso, che si basa sull’esclusione totale di alcuni nutrienti base tra i quali anche il pesce, potrebbe a lungo termine risultare dannosa, abbassando i livelli di grassi buoni nel sangue, e quindi portare ad un maggiore rischio per il sistema cardiovascolare.