È anche un caso politico la fuga di Artem Uss dai domiciliari, mentre era in attesa di essere estradato negli Usa. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha disposto, infatti, accertamenti ispettivi in relazione alla decisione dei magistrati di Milano di sostituire la misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico, che è stato rotto dall’uomo d’affari per evadere e tornare in Russia. L’opposizione aveva chiesto spiegazioni al governo attraverso una interrogazione parlamentare.
Stando a indiscrezioni di stampa citate da Rainews, il caso sarebbe stato affrontato anche al Copasir, nel corso dell’audizione della premier Giorgia Meloni, accompagnata da Alfredo Mantovano, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica italiana, e dal direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Elisabetta Belloni. Ma l’intelligence ha smentito di essere entrata nella vicenda. C’è invece la necessità da parte del Guardasigilli di fare luce per verificare la legittimità dell’operato dei magistrati.
LA RELAZIONE DELLA CORTE D’APPELLO DI MILANO
Intanto, la Corte d’appello di Milano ha già redatto una relazione in cui spiega che Artem Uss era controllato due volte al giorno dai carabinieri del Nucleo operativo di Milano. Da valutare anche eventuali mancanze nell’attività di controllo. Riguardo i domiciliari, la Corte precisa che non poteva agire d’ufficio aggravando la misura, cosa che invece potevano fare la procura generale e il ministero. Inoltre, stando a quanto riportato dall’Ansa, il ministro non avrebbe inviato alla Corte d’appello di Milano la nota del Dipartimento Usa della Giustizia che chiedeva di far tornare in carcere Artem Uss, ma si sarebbe limitato a girare il 9 dicembre la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota tre giorni prima, con cui spiegava che la competenza a decidere sul carcere è dell’autorità giudiziaria e che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico è equiparabile alla custodia in carcere.
LE INDAGINI SULL’EVASIONE DI ARTEM USS
Dalla ricostruzione effettuate con indagini serrate dai carabinieri, coordinati dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, è emerso che Artem Uss sarebbe riuscito a lasciare l’Italia in poche ore in auto, tramite il confine triestino, cambiando più volte macchina e usando documenti falsi. Entrato in Slovenia, si è poi diretto in Serbia e da lì è tornato in Russia, forse in aereo. Potrebbe essere stato aiutato da un gruppo composto da meno di dieci persone, alcune già identificate e indagate, altre invece da identificare. Ma la procura, secondo quanto riportato da Rainews, sta approfondendo anche un secondo livello, riguardante uomini dei servizi segreti russi che avrebbero pianificato la fuga. Il braccialetto elettronico, che non è stato ritrovato, aveva dato l’allarme, ma quando le forze dell’ordine sono arrivate a casa di Artem Uss, a Basiglio, era già sparito nel nulla e il braccialetto non aveva un sistema di gps. Questa vicenda ha creato non pochi problemi con gli Stati Uniti, che aveva chiesto l’estrazione su mandato d’arresto internazionale dell’autorità giudiziaria di New York con l’accusa di violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela, in una vicenda di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia, e presunta frode bancaria.
LE REAZIONI DI SANTALUCIA E MELONI
Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, a proposito dell’ispezione disposta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio nei confronti dei giudici di Milano, ha ricordato che «il sistema penale che si applica anche nei casi di estradizione vuole che il carcere preventivo sia un’extrema ratio. Il sistema ci rimprovera di fare abusi sulla custodia cautelare, dopo di che quando capita l’incidente non si può pensare che sia colpa dei giudici. È il rischio che il sistema accetta nella misura in cui vuole evitare la diffusione del carcere preventivo». Sulla vicenda dell’evasione di Artem Uss è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni: «Quando torno a Roma, mi riservo di parlarne con il ministro Nordio per capire bene come sono andate le cose: ci sono anomalie. Il ministro ha fatto bene ad avviare un’azione disciplinare, bisogna fare chiarezza».