Sono due gli eventi che avrebbero contribuito al fallimento della Ares film di Teodosio Losito, morto suicida nel 2019. Uno è l’accordo interrotto con Mediaset per la produzione della fiction “Donne d’onore” e il flop del film “Bob & Marys” con Rocco Papaleo e Laura Morante. È quanto emerge, secondo il Fatto Quotidiano, dall’inchiesta svolta dalla procura di Roma sul fallimento, per il quale è indagato Alberto Tarallo, compagno di Losito e ritenuto amministratore di fatto della casa di produzione. Il pm Carlo Villani nelle prossime settimane potrebbe chiederne il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta. Tra i fatti che vengono contestati a Tarallo c’è l’uso della carta di credito aziendale per spese personali e un accordo da 820mila euro con la Banca Centro Lazio Credito Cooperativo a saldo e stralcio di un debito maggiore che ha lasciato altri creditori a bocca asciutta.
Le testimonianze finite agli atti dell’indagine consentono comunque di ricostruire il contesto più ampio in cui Ares film è passata rapidamente dal successo al tracollo. Nella relazione del curatore fallimentare Simonetta Barbuto si spiega che la Ares era una casa di produzione che aveva come unico referente Mediaset. Del resto Rti, società del gruppo, aveva una partecipazione nel capitale sociale. Come da impegni assunti da Mediaset nel 2014, tre anni dopo era stata avviata la produzione della fiction “Donne d’onore“. Fu scelta la protagonista della seria e c’era il via libera da parte del committente ai provini agli attori scelti con trucco e abiti di scena. Ma nel marzo 2018, senza alcuna spiegazione né tantomeno un preavviso, Mediaset decise di non dare seguito agli impegni assunti con la Ares e di non produrre più la serie commissionata.
LA TESTIMONIANZA DI PATRIZIA MARROCCO
Questa vicenda viene ripercorsa anche da Patrizia Marrocco, ex compagna di Paolo Berlusconi, socia della Ares film fino al 2018 e attualmente deputata di Forza Italia. “Mediaset in quegli anni decise di non produrre più fiction ma di buttarsi tutta sull’intrattenimento e per tale ragione questa serie tv non venne prodotta. Per tale mancata realizzazione della fiction la perdita è stata di circa 400-500mila euro“. A quel punto, Alberto Tarallo chiese alla Marrocco, che non era però più socia né produttrice esecutiva della Ares e doveva ancora ricevere il Tfr e altri soldi, di intervenire su Mediaset. “Alberto mi disse che mi avrebbe dato i soldi a me spettanti (…) se lo avessi aiutato a chiudere l’accordo con Mediaset per la produzione di una fiction che Mediaset non voleva più produrre. Diciamo che mi fece un sottile ricatto (…) Mi disse che voleva fare causa a Mediaset in quanto vi era una lettera di intenti che glielo permetteva“, le parole riportate dal Fatto Quotidiano. Dunque, Patrizia Marrocco sarebbe andata più volte a Mediaset per parlare con i vertici, in particolare Alessandro Salem, braccio destro di Piersilvio Berlusconi, senza però riuscire a chiudere l’accordo. “Ricordo che Mediaset mi disse che in nove anni avevano corrisposto alla Ares 147 milioni di euro e che con questi soldi si poteva ben far fronte a una situazione negativa temporanea“. Per questa vicenda si mosse anche Teodosio Losito, pochi mesi prima di suicidarsi. Si rivolse all’avvocato Daria Pesce, che ora difende Alberto Tarallo. Al Fatto ha spiegato che dopo il suicidio “è stato chiuso un accordo transattivo con Mediaset, che ha versato al fallimento della Ares buona parte dei costi sostenuti per la produzione della fiction“.
ARES GATE, IL FLOP DEL FILM “BOB & MARYS”
Ma sul fallimento della Ares film pesa anche il flop del film prodotto nel 2017 e uscito un anno dopo, “Bob & Marys – Criminali a domicilio“. Patrizia Marrocco ha raccontato agli inquirenti che la pellicola costò 1,8 milioni di euro ma il ricavo fu solo di 116mila euro. Lei stessa non lo riteneva un progetto valido. Nonostante ciò, Alberto Tarallo, ritenuto amministratore di fatto della società, non si convinse ad una maggiore prudenza. Infatti, nel 2018 pagò 200mila euro alla casa editrice Gallimard di Parigi per i diritti sull’opera “Memorie” di Adriano. Davide Bernardi, che era direttore amministrativo della Ares, in procura ha spiegato che quell’anno la società chiudeva il bilancio di esercizio del 2017 con una forte perdita. Per evitare il fallimento, nel 2018 Tarallo versò nelle casse della Ares 350mila euro, destinata all’aumento di capitale come indicato inizialmente nelle scritture contabili, poi come finanziamento, così da poter avere indietro la somma. Ed è una delle operazioni per le quali ora rischia il processo.