La Juventus, in un dossier dal titolo “Colour? What colour? Relazione sulla lotta contro la discriminazione e il razzismo nel calcio” presentato nell’autunno del 2015, definì “catartici” gli insulti razzisti che i tifosi sugli spalti indirizzano ai calciatori stranieri durante le partite. Il senso, vocabolario alla mano, è che essendo “liberatori” e persino “purificatori”, non dovrebbero essere sul serio come degli insulti. A ricordare l’esistenza del documento è stato Il Fatto Quotidiano, in un momento in cui ancora si discute parecchio sull’argomento.
L’opinione del club bianconero non si limita esclusivamente agli insulti a parole, ma anche a quei comportamenti che assumono connotazioni particolarmente odiose, come il fare il verso della scimmia. “È stato storicamente dimostrato che lo humour costituisce una risposta di grande efficacia agli atti discriminatori. Le reazioni spiritose, come quella di Dani Alves (che sbucciò e mangiò una banana che gli era stata lanciata, ndr) hanno un impatto positivo sotto diverse angolazioni. L’umorismo raggiunge un esteso gruppo di persone, attira l’attenzione, si diffonde rapidamente e resta impresso nella memoria”, si legge.
Insulti razzisti sono “catartici” per Juventus: i provvedimenti
All’interno del dossier presentato dalla Juventus nel 2015 si parla anche dei provvedimenti da attuare nei confronti di coloro che sono artefici di insulti razzisti, definiti come “catartici”. Gli autori del documento si dicono contrari alle metodologie più comuni. “Un approccio pragmatico suggerisce che l’insulto collettivo basato sull’origine territoriale sia difficilmente sradicabile con l’applicazione di veti e sanzioni. Secondo il timore espresso da un noto esperto e attivista i tifosi, semplicemente, non capiranno e diventeranno meno ricettivi sulla necessità di disciplinarsi nell’uso di un vocabolario discriminatorio, sessista o razzista”, viene sottolineato.
E per questi motivi: “In conclusione, la decisione più saggia sulla discriminazione territoriale consiste forse nel tollerare, temporaneamente, queste forme tradizionali di insulto catartico. Le sanzioni collettive non sono ammesse nei sistemi giudiziari ed educativi delle democrazie progredite. Sono infatti considerate eticamente scorrette, illegali e controproducenti. È quindi difficile capire perché dovrebbero rivelarsi efficaci nel mondo del calcio”.