LA SENTENZA DELLA CONSULTA APRE ALLO SCONTO DI PENA PER ERGASTOLO
La Corte Costituzionale apre ad una possibile via per lo sconto di pena ad Alfredo Cospito: la sentenza attesa è giunta appena dopo le ore 19 dal Palazzo della Consulta e pone le basi per una potenziale svolta sull’ergastolo (e regime 41bis) del terrorista anarchico. I giudici della Corte fanno infatti decadere la norma che avrebbe vincolato la Corte d’assiste d’appello di Torino nel condannare Cospito necessariamente all’ergastolo visto le accuse di strage politica dietro l’attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano.
«Nella camera di consiglio odierna la Corte ha esaminato la questione incidentale di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’assise d’appello di Torino sull’articolo 69, quarto comma, codice penale», si legge nella sentenza anticipata dal comunicato della Consulta oggi 18 aprile 2023, «In continuità con i suoi numerosi e conformi precedenti sulla disposizione censurata, la Corte ha ritenuto tale norma costituzionalmente illegittima nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva di cui all’art. 99, quarto comma, cod. pen., nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo». Secondo la Corte Costituzionale, il carattere fisso della pena dell’ergastolo «esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti previsto dai primi tre commi dello stesso art. 69», di conseguenza «il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva».
Ergastolo e bilanciamento delle circostanze del reato.https://t.co/JEj9QXmj9I#Cortecostituzionale #Comunicato pic.twitter.com/DN5Yxg01wm
— Corte Costituzionale (@CorteCost) April 18, 2023
ATTESA SENTENZA CONSULTA OGGI SULLE ATTENUANTI AL CASO COSPITO
È riunita in questi minuti la Corte Costituzionale per dirimere la decisione sulla pena detentiva di Alfredo Cospito, terrorista anarchico detenuto al 41bis (dallo scorso maggio) e da settimane ricoverato nel reparto di medicina penitenziaria all’ospedale San Paolo di Milano per via delle precarie condizioni di salute dettate da semi-sciopero della fame in corso da ottobre. Il caso Cospito arriva così oggi anche in Consulta dove è attesa un ulteriore sentenza dopo le recenti decisioni della Cassazione e degli altri pareri sulla richiesta di esimerlo dal regime 41bis (tutti rigettati).
La decisione della Consulta – attesa già oggi ma potrebbe anche slittare per la giornata di domani – sarà a questo punto cruciale per il destino giudiziario di Cospito, che da qualche settimana ha parzialmente ripreso ad alimentarsi anche con cibi solidi (sotto stretta osservanza del competente reparto sanitario milanese). Dalla sentenza dipende infatti la conferma dell’ergastolo o una pena “ridotta” tra i 21 e i 24 anni di carcere per le due bombe fatte esplodere nel 2006 davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano (oltre alla “gambizzazione” di un manager dell’Ansaldo Energia, Roberto Adinolfi). Va ricordato come Cospito stia già scontando i 20 anni di reclusione ma la pena deve essere rideterminata dalla Corte d’assiste d’appello di Torino dopo che la Cassazione ha di recente riqualificato il reato contestato – aggravandolo, come “strage politica”. I giudici di Torino hanno chiesto parere alla Consulta che ora dovrà decidere se la pena è conforme ai principi della Costituzione l’articolo 69 del codice penale, «in quanto per il reato di strage politica impedisce sconti di pena nei casi, come quello di Cospito, di recidiva aggravata», spiega il focus di Sky TG24.
COSPITO-41BIS ALLA CONSULTA: LE RICHIESTE DI ACCUSA E DIFESA
Dopo che il “caso Cospito” si è allargato a livello nazionale per le fragorose proteste degli anarchici insurrezionalisti, culminate con scontri e atti di vandalismo in diverse aree d’Italia, si attende ora una parola definitiva da parte della Corte Costituzionale non tanto sul regime del 41bis ma sull’ergastolo o meno per il terrorista anarchico in parziale sciopero della fame da mesi. Parlando stamane nell’udienza davanti ai giudici della Consulta, il legale difensore di Alfredo Cospito ha esposto i punti della linea difensiva: «La pena fissa è stata dichiarata indiziata di incostituzionalità perché non consente di parametrare la pena all’offesa […] Il mio assistito ha visto transitare la pena da 15 anni alla pena fissa dell’ergastolo», ha messo in evidenza l’avvocato Flavio Rossi Albertini.
In considerazione dei limitati danni prodotti dalle bombe ai carabinieri, secondo la Corte d’assise d’appello di Torino, si dovrebbe riconoscere l’attenuante per i fatti di lievi entità, che ridurrebbe la pena di un terzo: qui però un ostacolo imponente per Cospito, ovvero che essendo stato dichiarato recidivo reiterato, l’articolo 69 del codice penale impedisce che in un caso come il suo si possa applicare lo sconto di pena. «Parlerò domani con Cospito, spero che avremo già la decisione della Corte, così il colloquio sarà orientato a cosa fare ora», ha spiegato poi l’avvocato lasciando il palazzo della Consulta, «L’ho visto la scorsa settimana: non si alimenta con pasta, carne e pesce da quasi 180 giorni. Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile. Ha perso la capacità di deambulare e 50 kg di peso». Finora però le ricostruzioni di medici e preposti del Ministero, va detto, sono diverse dal grado di estrema gravità descritto dall’avvocato difensore. «Il riconoscimento di attenuanti per lieve entità del fatto in relazione al reato di strage per fini politici come contestato ad Alfredo Cospito porterebbe a un vulnus perché potrebbe aprire la strada al riconoscimento della lieve entità anche per altri reati di pericolo astratto, come l’associazione mafiosa», è invece la tesi sostenuta dall’avvocato generale dello Stato Paola Zerman (l’accusa nel caso Cospito). Con il collega Ettore Figliolia è stato richiesto alla Corte costituzionale di dichiarare inammissibile e infondata la questione sollevata dalla Corte d’assise d’appello di Torino.