Sono 25mila i giovani medici specializzandi che potrebbero essere assunti dagli ospedali secondo una norma del 2018, che ha previsto la possibilità di impiegarli nelle corsie dei nosocomi permettendo loro di terminare nel frattempo il periodo di formazione. Al momento, però, ne sono stati impiegati solamente 2500, ossia uno su dieci. Si tratta di uno spreco di risorse, visto che per far fronte alle carenze del personale si ricorre spesso ai gettonisti o si richiamano medici ormai in pensione. A frenare le assunzioni dei giovani medici sono spesso le università con le loro scuole che formano gli specializzandi. Queste di fatto vietano a tanti giovani già dal terzo anno di corso di specializzazione di lavorare perché gli atenei non vogliono “vedersi sottrarre manodopera a basso costo per produrre ricerca o pubblicazioni”, secondo quanto emerso in un’interrogazione in Parlamento convocata dal ministro della Salute Orazio Schillaci.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato che negli ultimi anni “è stata riscontrata su tutto il territorio nazionale una scarsa partecipazione ai relativi concorsi” nonostante siano aumentati gli specializzandi. La norma è ora diventata strutturale, venendo introdotta nel decreto bollette approvato a fine marzo. La misura prevede che dal terzo anno di specializzazione i giovani medici possano partecipare ai concorsi pubblici per titoli ed esami e inseriti in graduatoria. Possono essere poi assunti a tempo determinato e poi automaticamente a tempo indeterminato dopo il completamento della formazione. Il percorso è possibile in tutti gli ospedali della rete formativa ma la scuola di specializzazione deve dare l’ok.
Perché le università ostacolano gli ospedali
L’Anaao giovani, il sindacato degli ospedalieri, ha raccolto i dati su quanto la misura sia stata fino a questo momento attuata. È emerso, come sottolineato da Giammaria Liuzzi, che “Oltre il 90% dei medici specializzandi vogliono essere assunti come dirigenti medici in formazione in migliaia di ospedali del territorio e contribuire a risolvere la carenza di personale medico ed aumentare la qualità delle cure erogate. Purtroppo stiamo assistendo a dinieghi da parte delle università per l’assunzione extra regionale, nonostante la normativa sia chiara e non conceda loro alcuna discrezionalità decisionale, perché temono di perdere manodopera a basso costo in ospedali universitari in cui vi sono 8/10 specializzandi per posto letto. Occorre una azione legislativa volta ad automatizzare queste assunzioni.
Non si tratta però degli unici problemi. “Ci sono scuole dove non si risponde alle mail con la documentazione necessaria per dare il nulla osta per i contratti in ospedali della rete formativa, oppure non si invia il piano formativo allo specializzando per completare il suo corso, insomma ci sono mille meccanismi di manleva e di pressione”, spiega Samin Zedghi, membro del coordinamento Als (Associazione liberi specializzandi). Viene dunque richiesta un’autorizzazione automatica che possa permettere allo specializzando che ha passato il concorso di cominciare a lavorare.