Tina Anselmi e quella legge che garantiva libertà di scelta alle donne sul lavoro
La legge per la parità di trattamento sul lavoro tra uomini e donne firmata da Tina Anselmi risale al 1977. Un testo con l’obiettivo di porre fine alle discriminazioni nel mondo del lavoro, a partire dal cosiddetto licenziamento ad nutum che consentiva il licenziamento senza motivazione delle donne giunte al 55esimo anno di età (età pensionabile). La legge firmata dall’allora ministra sanava questa situazione, garantendo la libertà di scelta alle donne di lavorare sino al 60esimo anno di età. Ma la legge non aveva l’unico obiettivo di combattere le discriminazioni formali.
Tina Anselmi lottò per promuovere il lavoro femminile in anni in cui la disoccupazione femminile era altissima, con percentuali di lavoro nero impressionanti. La sua legge fu importante come primo passo nell’avanzamento della condizione della lavoratrice in Italia, anche se purtroppo le discriminazioni restano vive ancora oggi, a quarantasei anni di distanza dalla storica legge per le pari opportunità.
Tina Anselmi e la legge per le pari opportunità: l’articolo 37 della Costituzione
Grazie alla rivoluzione legislativa di Tina Anselmi ci fu un immediato balzo dell’occupazione femminile. Il testo garantiva la piena attuazione dell’articolo 37 della Costituzione – mirato a bloccare le discriminazioni fondate sul sesso – ma anche retribuzioni uguali per tutte e tutti la possibilità per i padri di prendersi cura dei figli malati al posto delle madri e dunque di chiedere la licenza dal lavoro.
E ancora: la legge per le pari opportunità di Tina Anselmi prevede altre norme sulle reversibilità delle pensioni, sulla tutele delle madri lavoratrici, anche se adottive, sull’assunzione a carico dello Stato delle assenze per maternità. Una vera e propria rivoluzione, un passaggio storico per il percorso di affermazione delle donne italiane e dello sviluppo della democrazia nostrana.