L’Eurostat ha recentemente pubblicato i dati sulla disoccupazione femminile nei paesi europei che sembra far emergere una situazione piuttosto preoccupante per tutta l’Italia. In particolare a procedere a rilento sono soprattutto alcune regioni del sud che si piazzano in cima alla classifica dei 27 paesi, mentre il resto delle regioni comunque non si posizionano neppure a metà classifica, ben al di sotto della Svezia all’ultimo posto.
Insomma, secondo quanto attesta l’Eurostat, citato dal quotidiano italiano Il Mattino, la disoccupazione femminile nei paesi europei si attesta all’incirca attorno al 32%. In coda alla classifica si posizione la virtuosa Svezia, che registra una media del 22%. Molto bene anche per Lituania, Finlandia, Danimarca ed Estonia, tutte attorno al 25%. Ottimi anche i risultati di paesi come la Grecia dove si attesta comunque al 40%, mentre in Germania si parla circa del 25% e in Francia del 30%. Pessimo, invece, il risultato complessivo dell’Italia dal punto di vista della disoccupazione femminile, che si attesta in media al 47%. Fanalino di coda della classifica, infine, Campania e Sicilia, che registrano una media del 69%, poco sopra alla Calabria (68%), alla Puglia (64%), al Molise ed alla Basilicata (circa al 58%).
Perché la disoccupazione femminile è così alta?
Insomma, detto per altri termini al sud Italia si registrano i dati peggiori di tutta Europa dal punto di vista della disoccupazione femminile, che uno stacco di circa 40 punti percentuali rispetto alla migliore, la Svezia. Si tratta di una questione importante che dimostra come i vari interventi politici che si sono susseguiti negli ultimi anni sono serviti a poco. Infatti, lo scorso gennaio l’occupazione delle donne era migliorata di appena lo 0,1% al sud Italia, pari anche ad un 1,6% rispetto al gennaio precedente.
Commentando la classifica della disoccupazione femminile in Europa, Anna Del Sorbo, presidente della Piccola industria Confindustria Napoli, parlando con Il mattino, ha sottolineato che “c’è una grande questione culturale irrisolta in Campania e in generale nel Mezzogiorno. Tante, troppe donne in età lavorativa non hanno completato il percorso di studi“. Inoltre, spiega ancora, “al Sud a penalizzare le donne che vogliono lavorare è soprattutto la carenza gravissima di servizi pubblici per le famiglie. Due stipendi da operai no possono bastare”, spingendo le donne a rimanere a casa, aumentando il gap della disoccupazione femminile italiana e (soprattutto) del Mezzogiorno.