Valentino Rossi, in una intervista a La Stampa, ha parlato della sua carriera da campione di MotoGp, ma soprattutto da mito del mondo dello sport al pari di Alberto Tomba e Federica Pellegrini. “Dopo di me il motociclismo è tornato a essere quello che era prima di me: uno sport per appassionati. Io, in qualche modo e per qualche motivo, ero riuscito a farlo conoscere alle nonne e ai bambini. Sinceramente non so il perché (ride, ndr) forse è stato un insieme dei miei risultati e del mio carattere”, ha ammesso.
Il suo auspicio è che in futuro ci possano essere altri protagonisti del medesimo spessore. “Marcell Jacobs ha compiuto un’impresa storica, ma per capire la grandezza di un personaggio bisogna aspettare qualche anno. Negli anni ’90 gli sportivi venivano visti come dei miti, penso a Diego Armando Maradona o ad Ayrton Senna. È cambiata la cultura. Chi è il Senna di oggi? Forse Lewis Hamilton, ma neanche lui è giovanissimo”, ha riflettuto.
Valentino Rossi: “Portai MotoGp a tutti, ora per appassionati”. L’amore dell’Italia
Valentino Rossi, da parte sua, è riuscito a farsi amare sia per i prestigiosi risultati ottenuti in MotoGp sia per la sua personalità. “In Italia sono portato su un palmo di mano e la gente mi vuole bene. Ho sempre cercato di rimanere una persona normale, quello che sono. Per gestire la popolarità serve organizzazione, vanno modificate le proprie scelte di vita. A volte è pesante, ma non è qualcosa che puoi scegliere. Non lo puoi cambiare, a meno di fare come Lucio Battisti o Mina e chiudersi in casa”.
Dopo avere ricoperto il ruolo di campione e di idolo di diverse generazioni, adesso è anche papà. “Mi aspettavo che fare il babbo sarebbe stato più duro, ma è ancora piccola. Correre in auto e in modo è più difficile, a volte la pressione e la tensione ti fanno stare male. Invece con Giulietta è tutto bello”, ha concluso.