La Marina Usa spenderà 200 miliardi di dollari per sottomarini che in realtà usa a malapena. Mentre si discute degli aiuti militari all’Ucraina, nessuno tra democratici e repubblicani mette in discussione il programma di espansione della flotta di sottomarini, che è molto più costoso, praticamente pari al PIL dell’Ucraina. Ne parla Newsweek al termine di un’inchiesta durante la quale ha visionato documenti classificati visionati, esaminato il lavoro dei sottomarini in tutto il mondo e condotto interviste approfondite con ufficiali ed esperti della Marina statunitense. È emerso che si tratta di uno spreco di denaro. In primis, la Marina Usa può schierare appena un quarto dei sottomarini in ogni momento. L’anno scorso, nonostante la guerra in Ucraina e l’ascesa della Cina come superpotenza globale, solo il 10% dei suoi sottomarini ha operato in modo furtivo trascorrendo oltre 30 giorni completamente sommersi.
Dunque, non sono cresciute le operazioni. Il programma da 200 miliardi della Marina Usa mira ad aumentare il numero di sottomarini d’attacco da 50 a 66 unità. Ma i moderni sottomarini sono diventati così complessi che l’unico modo in cui la Marina può aumentare sensibilmente il suo livello di operazioni contro la Russia e la Cina è costruirne molti di più. E per il Pentagono è un compito urgente. Ma tutto ciò solleva ulteriori domande sul perché la Marina Usa stia spendendo così tanto per aggiornare la flotta di sottomarini d’attacco e sul valore finale di questi mezzi.
PIANO SOTTOMARINI NECESSARIO O SOLO UNO SPRECO?
Stando ai registri segreti della Marina Usa, solo 32 dei 50 sottomarini d’attacco sono stati impiegati nel 2022. Questi sottomarini hanno trascorso complessivamente 151 mesi in mare, un quarto di quanto teoricamente possibile. In media, il 28% del tempo trascorso in mare è stato in transito da e verso l’Asia e l’Europa, il che rende il tempo effettivo di dispiegamento e di permanenza in mare di circa 107 mesi. In altre parole, Newsweek ha scoperto che meno del 20% dei sottomarini d’attacco americani è stato schierato e pienamente operativo in qualsiasi momento durante un anno così tumultuoso. Questo vuol dire anche che il piano per aumentare il numero di sottomarini d’attacco da 50 a 66 aggiunge di fatto solo quattro sottomarini schierati in avanti. Un’alternativa potrebbe essere rappresentata da sottomarini non nucleari più numerosi e meno costosi, ma tali sottomarini non sarebbero in grado di sostenere i dispiegamenti a lungo raggio necessari agli Usa per operare in prossimità delle masse terrestri asiatiche ed europee. I registri riservati della Marina Usa mostrano che non c’è stato un aumento del dispiegamento complessivo nel 2022, anche perché non ce n’era bisogno, in quanto i sottomarini di Russia e Cina si avventurano anche meno di quelli statunitensi. Dal canto suo, la Marina Usa si giustifica spiegando che bisogna sostituire ed espandere l’obsoleta forza sottomarina e introdurre imbarcazioni ancora più complesse e silenziose per evitare (e rilevare) i sottomarini russi e cinesi che, secondo la Marina, stanno diventando sempre più silenziosi. Ma gli americani ora si chiedono se la spesa valga l’impresa…