Cristina Cattaneo, chi è la protagonista de Le Ragazze
Cristina Cattaneo, il medico legale più famoso d’Italia, è tra le protagoniste della nuova puntata de Le Ragazze, il programma di Rai Cultura condotto da Francesca Fialdini e realizzato da Pesci Combattenti onda su Rai3. Come sempre l’obiettivo del programma è quello odi raccontare le storie di donne di diverse generazioni che ripercorrono le tappe più significative delle proprie vite. Sullo sfondo la storia del nostro Paese, i grandi cambiamenti sociali e di costume, le mode e la musica, dagli anni ‘40 ad oggi. La prima protagonista è proprio Cristina Cattaneo, il medico legale più conosciuto in Italia. Il laboratorio da lei diretto, infatti, si è occupato di alcuni dei più famosi crimini di cronaca nera degli ultimi anni: da Yara Gambirasio a Elisa Claps passando per Stefano Cucchi e Davide Rossi.
Classe 1964, Cristina è nata a Casale Monferrato, ma ben presto con la famiglia si trasferisce in Canada dove ci rimarrà fino alla fine delle scuole medie. Successivamente ritorna in Italia dove si diploma presso il liceo classico per poi far ritorno in Canada dove consegue la laurea in Biologia. Tra le sue passioni però non ci sono solo le materie scientifiche, ma anche quelle umanistiche; una passione che la spinge a lavorare per un periodo di tempo presso diversi cantieri archeologici.
Cristina Cattaneo, non solo medico legale
Dopo aver lavorato presso alcuni cantieri archeologici, Cristina Cattaneo prosegue il suo percorso di studio frequentando un master materiale biologico in ambito storico – archeologico a Sheffield, in Inghilterra. Successivamente torna in Italia e consegue una seconda laurea, questa volta in Medicina legale con il professor Grandi. Un incontro che le cambia la vita, visto che proprio il professor Grandi la spinge a creare il laboratorio di antropologia e odontologia forense che tuttora dirige: il Labanof. Intervistata da Famiglia Cristiana, il medico legale ha raccontato perchè sia così importante identificare i morti sui barconi: “per la loro dignità, riconosciuta dalle convenzioni internazionali, e per la salute mentale dei vivi che hanno bisogno di conoscere che fine ha fatto il proprio congiunto. Un giorno, dopo aver dormito in macchina tutta la notte qui fuori, si è presentata da me una donna che aveva bisogno di sapere se i genitori dei suoi due nipoti, rimasti in Somalia, erano morti durante la traversata in mare. Senza il certificato di morte, lei, che era la zia, non poteva adottarli e dare loro una famiglia”.
Infine parlando di una storia che l’ha particolarmente colpita ha confessato: “quella di una donna arrivata da Stoccolma per cercare il fratello. Le ho chiesto se voleva vedere i volti dei cadaveri. Ha risposto di sì. Non riconoscendo nessuno, ha voluto vedere gli effetti personali che avevamo recuperato e tra questi ha riconosciuto la calligrafia del fratello che si era appuntato il suo nome e il numero di telefono svedese. Un’altra signora cercava il nipote laureato in Eritrea che era il vanto della famiglia. Lo ha riconosciuto grazie a una foto”.