Al Burhan ed Hemetti non vogliono cedere. Il capo della giunta militare e il suo vice non si risparmiano colpi. Continuano a combattere tra di loro per assicurarsi il controllo del Sudan. E ora che i cittadini stranieri, italiani compresi, sono stati evacuati, il rischio è che questa guerra, l’ennesima, passi sotto silenzio e nessuno se ne occupi.
Questo è il vero pericolo, spiega padre Giulio Albanese, comboniano, giornalista, esperto di questioni africane: che tutti si dimentichino del conflitto e che la popolazione, in condizione di povertà già prima che le armi cominciassero a cantare, venga costretta a vivere in una situazione sempre più drammatica e a scappare dal Paese. Pochi andranno in Europa, però, perché non hanno abbastanza risorse: si sposteranno in altre nazioni africane.
Padre Albanese, c’è almeno la possibilità che si arrivi a una tregua?
Se le stanno dando di santa ragione, non credo che ci siano le condizioni per il momento per un cessate il fuoco degno di questo nome. Temo che lo scontro sarà totale e che vincerà il più forte, ai danni naturalmente della stremata popolazione civile che in questo momento si trova tra l’incudine e il martello. E come recita un vecchio proverbio africano “quando due elefanti combattono è la terra che soffre”. Dopo di che nessuno di noi ha la sfera di cristallo: certo, i miliziani di Hemetti hanno una inferiorità numerica, però stanno arrivando rinforzi dal Ciad, dalla Libia.
Ma è vero che stanno reclutando anche sul campo, tra la popolazione civile?
Secondo alcune voci stanno reclutando giovani, anche perché o vai con loro o ti fanno fuori. Ma va tutto preso con il beneficio di inventario. Di certo c’è che la situazione è un caos.
Cosa può succedere ora?
Si sta seguendo questa crisi sudanese perché c’erano in ballo i nostri connazionali, c’erano gli stranieri. Adesso che saranno evacuati voglio vedere chi si ricorderà più del Sudan.
Borrell, il rappresentante degli Affari esteri della Ue, ha detto che si lavora per una tregua: è possibile raggiungerla?
Sul fatto che possano arrivarci sono molto dubbioso. Siamo di fronte a due criminali. È una lotta per il potere e il denaro. Anche se si mettono d’accordo, in ogni caso l’esercito, ammesso pure che si unifichi in una realtà nella quale vengano integrate anche le Rsf (le milizie di Hemetti, nda) il problema di fondo resterà sempre, perché rimarrà un’entità distante e diversa rispetto al governo civile. Se non risponderanno a un governo civile saremo ancora da capo.
Ma l’accordo di dicembre per passare il potere ai civili, quindi, è carta straccia?
Era un accordo di principio cui hanno aderito esponenti di spicco della società civile e dell’opposizione, però c’erano molte voci del dissenso che non hanno accettato l’intesa perché di fatto legittimava il Consiglio supremo di transizione, l’attuale giunta militare. Quello che l’ha portata al potere nel 2021 è stato un golpe. Dopo al Bashir si era avviata una fase di transizione, bloccata proprio dai militari, che non volevano rinunciare al loro tornaconto, al controllo delle miniere, agli affari.
Sono degli usurpatori, il potere se lo sono presi da soli?
Non stiamo parlando di due angeli custodi, di due santini, ma di due personaggi che si fanno la guerra per il potere e per il denaro sulla pelle della gente.
Ma su cosa si può far leva per una tregua?
Fosse stato possibile la avrebbero già fatta. Ma questi hanno armi e munizioni. C’è qualcuno che li aiuta. Se Hemetti ha rinforzi da Ciad e Libia qualcuno lo sta foraggiando. Dietro le quinte quei player internazionali che sono maggiormente interessati all’esito della partita, stanno a guardare. Quando vedranno che il piatto della bilancia pende da una parte o dall’altra, per opportunismo faranno una scelta di campo. Questo soprattutto guardando ai Paesi del Golfo. Comunque è tutta fantapolitica. L’unica cosa certa è che non ci sono le condizioni per una tregua: se dovesse avvenire sarebbe un miracolo. Non ci sono neanche le condizioni per integrare i miliziani di Hemetti nell’esercito regolare.
Anche se dovessero mettersi d’accordo il potere lo terranno Al Burhan o Hemetti?
Esatto. Comunque si concluda il conflitto, l’esercito vorrà continuare a condizionare la vita pubblica sudanese. Questo è il dato inquietante.
Questa guerra potrebbe incendiare il Corno d’Africa?
Può contaminare tutta la regione. C’è già la crisi del Tigray: gli approvvigionamenti passavano anche il Sudan. Ci aggiungiamo la crisi climatica e il legame tra Sudan e Sud Sudan: il destino di questi due Paesi è legato. Le raffinerie stanno nel Nord Sudan, i giacimenti di petrolio per l’80% nel Sud e come sbocco hanno gli oleodotti che vanno verso Port Sudan, è evidente che la guerra può contaminare la regione. Ci possono essere ripercussioni anche su Darfur e Ciad.
I bombardamenti colpiscono anche i civili?
Sì. Erano già in estrema povertà, ora hanno anche le bombe in testa. Quello di questi signori è un atto di irresponsabilità che per usare il gergo del Vecchio Testamento “grida vendetta al cospetto di Dio”. L’unica cosa è pregare per il cessate il fuoco per creare corridoi umanitari.
La gente scapperà anche in Europa?
Quelli che si muovono verso l’Europa sono una minima parte. Il grosso della migrazione è intrafricana, non hanno mezzi per andare più in là.
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