Michael J. Fox in “Still”: l’abuso di alcool e la prima diagnosi di Parkinson
Per artisti e uomini influenti del mondo dello spettacolo è quasi semplice ergersi come esempio, soprattutto quando il tema di fondo è di assoluta importanza. Pregevole in tal senso il lavoro di Michael J. Fox che con un documentario vissuto in prima persona racconta del suo calvario alle prese con il Parkinson. Nel contenuto non nasconde il tremolio, i problemi fisici dovuti alla patologia; si cimenta senza veli nel racconto della sua quotidianità alternata da scene iconiche dei suoi film più apprezzati da critica cinematografica e spettatori.
Il titolo del documentario dedicato alla vita di Michael J. Fox si intitola “Still” – come riportato dal Corriere della Sera – una parola chiave che inneggia alla resistenza, alla lotta, alla voglia di resistere nonostante le ristrettezze attuali dovute al degenerare di una malattia incurabile. L’attore passa in rassegna diversi momenti, partendo da quelli più bui: “Ho abusato di alcol quando, a 29 anni, mi diagnosticarono il Parkinson. Poi mi sono ritrovato“. Michael J. Fox si racconta senza filtri tra impegni cinematografici e convivenza con la patologia, nascosta per lungo tempo alla cronaca e ai media mentre si destreggiava tra produzioni di grande successo.
Michael J. Fox, la percezione dei figli e le difficoltà fisiche: “Quella brutale caduta…”
“un ragazzino minuto cresciuto in una base militare canadese… nessuno al di fuori della mia famiglia sapeva; non avere una via d’uscita è la cosa più tremenda“. Racconta così, Michael J. Fox, le prime impressioni dopo la diagnosi quando ancora era agli albori della sua carriera cinematografica di successo. L’attore, con l’ottimismo che l’ha sempre caratterizzato – riporta il Corriere della Sera – spiega però di non essersi perso d’animo e di aver continuato il suo viaggio verso la conquista delle pellicole più imponenti di Hollywood. Si susseguono nel film “Still” anche diversi contenuti risalenti ad interviste del passato dove in prima persona aveva offerto contributi anche di carattere familiare nel merito della convivenza con il Parkinson.
“I bambini sono fantastici, i miei figli mi chiedono: la vuoi smettere di muoverti sempre?“, questo un aneddoto raccontato da Michael J. Fox in un’intervista per Dave Letterman e inserita nel documentario. Il regista, come voce fuori campo, racconta poi uno degli episodi più difficili: “La brutale caduta che ebbe a casa sua in cucina, si ruppe un braccio; era da solo. Non riuscì a raggiungere il telefono, aveva insistito perché la sua famiglia uscisse…“. Ancora, in un’altra intervista inserita in Still, l’attore rivela: “Qualcuno mi rifiuterà, altri non capiranno, non mi accetteranno… E’ una malattia incurabile e non mi spaventa. Quando i medici si pronunciarono per la prima volta ero incredulo, dissi: beh, questo non può succedere a me”.
Michael J. Fox celebra gli affetti più cari nella lotta contro il Parkinson: “Sono felice per la mia famiglia”
Michael J. Fox, nel suo documentario intitolato “Still” – come riportato da Il Corriere della Sera – accenna poi agli ultimi anni alle prese con il Parkinson caratterizzati da momenti carichi di difficoltà anche dal punto di vista dell’incolumità fisica. “Negli ultimi tre anni ho rotto entrambi i femori, la faccia, una mano. Ho rotto un sacco di cose. Ho capito che potevo morire. Quando David mi ha chiesto se sto soffrendo, gli ho risposto che soffro ogni giorno”. L’attore poi prosegue: “Non è solo l’handicap fisico, ma anche emotivo, il fatto di svegliarsi ogni giorno e dover scivolare attraverso tutto questo. La malattia è un altro segmento incredibile della mia incredibile vita“.
Nel film Michael J. Fox non manca nel dare anche il giusto tributo al supporto familiare e in particolare a sua moglie Tracy, ricostruendo il lungo percorso affrontato fin da giovane. “Sono andato via di casa a 17 anni e a 21 sono diventato la nuova star del cinema. Mi sono confrontato col successo, la gioia e l’andar fuori di testa. All’inizio ho elaborato la mia tristezza e la mia depressione bevendo troppo. Ma quella non poteva essere la fine della storia”. Sulla famiglia invece, l’attore spiega: “non mi voglio perdere cosa viene dopo. Se sono felice, è per la mia famiglia, Tracy, e i miei quattro figli che amano la vita, e questo, oggi, vuol dire qualcosa“