Dopo quattro anni di indiscrezioni e accuse, è arrivata l’archiviazione sui fatti dell’Hotel Metropol di Mosca. Come ben sappiamo, la vicenda riguardava la presunta trattativa avvenuta tra il presidente dell’associazione Lombardia Russia, Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda, Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi su una compravendita di petrolio che avrebbe dovuto finire nelle casse della Lega. Intervistato da Il Giornale, Savoini ha parlato dell’incubo finalmente finito, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa.
“Ripenso però con una certa rabbia a tutto quello che ho dovuto passare io e, di riflesso, quello che hanno dovuto passare Matteo Salvini e la Lega perché evidentemente questa macchinazione mediatica – e sottolineo mediatica e non giudiziaria – è stata creata con un obiettivo molto preciso”, l’accusa di Gianluca Savoini: “Sicuramente colpire me e le mie frequentazioni in Russia, fatte sempre e comunque alla luce del sole per mantenere buone relazioni con un partner che ritenevo (e ritengo) strategico sia da un punto di vista commerciale sia sotto il profilo geopolitico. E poi colpire la Lega di Salvini che, nel 2019, era il primo partito d’Italia e, tra i partiti sovranisti, era quello più forte in Europa, visti i risultati delle elezioni europee di maggio di quell’anno, quando alla fine aveva ottenuto il 35 per cento dei voti”.
Gianluca Savoini: “L’incubo è finito”
Secondo Gianluca Savoini, la macchinazione mediatica sarebbe stata organizzata dalla grande finanza internazionale e dall’establishment anti sovranista e anti democratico. Con l’inchiesta sull’Hotel Metropol la Lega e il suo leader Matteo Salvini sono stati oggetto di calunnie e malversazioni. E l’Italia non l’unico obiettivo: “Ci avevano già provato con Donald Trump, durante la sua presidenza, perché il tycoon non faceva parte dell’establishment e questo per loro era intollerabile. Ci hanno provato prima con il Russiagate negli Usa e poi con quello all’amatriciana contro di me, basato su una registrazione illegale anche dalla stessa giustizia italiana e, quindi, inutilizzabile come prova”. Gianluca Savoini ha poi aggiunto sul punto: “Ancora oggi non si sa chi l’ha fatta, perché, dove, quando. Da chi è stato incaricato l’autore della registrazione e, soprattutto, da chi è stato pagato per farla. Nessuno ha mai indagato su questo file audio eppure qualcuno, in tutto questo tempo, avrebbe dovuto farlo”.