L’industria del turismo si sta confermando la vera motrice della ripresa italiana anche nel primo trimestre del 2023, un trend che s’era andato formando già lo scorso anno. Il turismo risulta molto sopra i valori del 2019 (a febbraio +8,3% in termini di spesa dei viaggiatori stranieri) nell’ultimo report Congiuntura flash curato dal centro studi di Confindustria. Ottime indicazioni anche per i servizi: a marzo il PMI (purchasing managers index, il principale indicatore economico basato su indagini condotte mensilmente su un gruppo di aziende selezionate) è letteralmente balzato, indicando più crescita (55,7 da 51,6). In scia, anche la fiducia delle imprese in aprile ha proseguito il suo recupero.
Meglio del previsto il Pil: il primo trimestre ha visto una crescita sopra le attese (+0,5%), che porta la variazione acquisita per il 2023 a +0,8%. Ciò grazie a servizi e industria (sebbene quest’ultima solo grazie al trascinamento da dicembre scorso) che include le costruzioni. Bene l’export, anche se in un contesto internazionale meno favorevole. Il calo del prezzo del gas alimenta la fiducia in Italia, oltre a favorire la riduzione dell’inflazione, che però – secondo gli analisti di Confindustria – sarà lenta e continuerà a frenare i consumi. L’inflazione è in lenta discesa, ma resta alta (+7,6% annuo a marzo, +11,8% a ottobre).
La variazione dei prezzi energetici (+10,8%) è ora più bassa di quella degli alimentari (+12,9%). Infatti, le materie prime con i maggiori rincari sono quelle alimentari: a marzo restano al +55% rispetto al 2019, mentre il prezzo del gas è relativamente basso (43 euro/mwh in aprile) e quello del petrolio sale poco (86 dollari al barile). La dinamica dei prezzi al consumo al netto di tali due componenti è elevata (+4,8%), per la trasmissione dei rincari dell’energia anche agli altri beni e servizi. Il Pil dell’Eurozona invece rallenta: +0,1% (da +0,2%). Ciò soprattutto a causa del mancato rimbalzo tedesco (+0,0% da -0,5%). Meglio Francia (+0,2%) e soprattutto Spagna (+0,5%). La stima flash del PMI in aprile (54,4 da 53,7) rileva un miglioramento dell’attività economica nell’Area, grazie ai servizi, mentre scende in zona contrazione la manifattura, più sensibile alla stretta sui tassi. Ancora in calo l’inflazione (+6,9% a marzo), ma più difficile il credito.
I tassi sono in salita: il costo del credito per le imprese italiane è salito a 3,55% a febbraio (da 1,18% a fine 2021) e a marzo la quota di imprese industriali che ottiene credito solo a condizioni più onerose è al 44,3% (da 7,3%). La stretta segue il rialzo dei tassi di riferimento: quello Bce è arrivato al 3,50% a marzo (da zero) e secondo i futures ci sarà un ultimo rialzo entro l’estate, poi un taglio nel 2024; il Btp italiano si è stabilizzato negli ultimi mesi su un aumento di oltre 3 punti (4,13% in aprile, da 0,97%). La produzione industriale a febbraio ha subito un’altra flessione (-0,2%), dopo che a gennaio era diminuita di -0,5%; la variazione acquisita per il primo trimestre è di poco positiva (+0,1%), grazie alla buona eredità di dicembre. I dati qualitativi dipingono uno scenario complesso: il PMI a marzo, pur frenando, è rimasto in area di espansione (51,1 da 52,0), ma la fiducia delle imprese è di nuovo calata in aprile, con la flessione di ordini e di attese sulla produzione.
Nell’ultimo trimestre del 2022 l’impennata dei prezzi aveva eroso il reddito delle famiglie (-3,7% reale): ne è derivato un calo dei consumi (-1,6%), in particolare alimentari (-5,3%). La domanda è rimasta fiacca a inizio 2023: le vendite al dettaglio di beni si sono ridotte a febbraio (-0,9%; -1,8% gli alimentari). L’indicatore ICC a marzo conferma il “taglio” agli alimentari (-3,9% annuo), pur registrando una crescita dei consumi totali (+1,1%), coerente con la risalita della fiducia (105,5 ad aprile, da 100,9 a gennaio) e con un mercato del lavoro che resta solido (a febbraio +10mila occupati, +0,3% nel 1° bimestre).
L’export italiano resta in espansione a inizio 2023 (+0,5% a febbraio; +0,6% acquisito nel primo trimestre); migliori ragioni di scambio hanno riportato in positivo il saldo commerciale. Fanno da traino le vendite nei paesi extra-Ue, specie Cina; deboli i mercati europei (Germania). Tra i prodotti spicca l’espansione dei farmaceutici.
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