Gabriele Muccino, celebre regista cinematografico e televisivo, che ha firmato pellicole come “La ricerca della felicità” e “Sette anime”, entrambi con Will Smith, ha rilasciato recentemente un’intervista per Libero. L’occasione è importante, perché a breve uscirà su Sky la seconda stagione, attesissima, della sua serie tv “A casa tutti bene”, ispirata dall’omonimo libro e film (diretto sempre da lui nel 2018).
Otto nuovi episodi in cui, racconta Gabriele Muccino, “ho potuto raccontare meglio tutti i lati della psiche umana che rende gli uomini così fallati”. Otto puntate per otto personaggi che hanno “un’ora di tempo per raccontarsi”, spiega ancora il regista, sullo sfondo di una storia crime. “Ho sempre cercato di raccontare quanto fosse difficile stare al mondo”, confessa, “ma non avevo mai avuto il coraggio di entrare in quella zona oscura, propria dell’essere umano, che è il momento in cui, per salvarti, uccidi un’altra persona. Qualcosa che è insito nell’uomo quanto lo è l’amore”. L’obiettivo di Gabriele Muccino era trovare quella “vibrazione che si porta dentro il caos fino a farti perdere quasi il controllo di te stesso”.
Gabriele Muccino sulla famiglia felice e l’attualità
Continuando a raccontare la sua serie, basata su una singola famiglia, Gabriele Muccino è finito per parlare, in qualche modo, anche di se stesso. Confessa, infatti, che per quanto ha potuto vivere ed osservare lui, “le famiglie felici non esistono“. Infatti, racconta che “nella mia carriera ho sempre scritto quello che sentivo in me” e sottolinea come gli sembra che nell’ultimo periodo “si cerca di apparire più che di essere”.
E rimanendo sull’attualità, Gabriele Muccino sostiene che il nostro “è un momento molto tragico per la storia dell’uomo. Siamo stati disarcionati dalla nostra capacità di verbalizzare fisicamente le emozioni. L’uso maldestro dei social ha fatto impazzire un po’ l’umanità. Non siamo pronti a essere così sovraesposti. La violenza è sempre esistita ma prima lo stress era fisico. Ora si combatte chi non si conosce”, una deriva tragica e pericolosa. Passando alle intelligenze artificiali, infine, Gabriele Muccino sostiene che “conosciamo la meta dove andremo a finire. Sarà un luogo di solitudine e competizione tra la macchina e l’uomo che l’ha creata. Un momento di non ritorno”.