Tumori del sangue e complicanze post trapianti di cellule staminali. Uno studio italiano coordinato dalla Fondazione Tettamanti in collaborazione con l’Università la Sapienza di Roma, ha scoperto la correlazione tra combinazione di proteine e danni ai tessuti intestinali in caso di rigetto. La sperimentazione in laboratorio ha confermato il successo del trattamento, che presto potrebbe essere utilizzato anche nei pazienti che presentano la cosiddetta GvHD, cioè la Graft-versus-Host Disease: reazione complessa che si verifica in persone sottoposte a trapianto allogenico, che causa grave infiammazione dei tessuti intestinali provocando anche danni irreversibili.
I dati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Journal of Clinical Investigation e riportati anche da Quotidianosanità. Una tra le pricipali autrici, Giovanna D’Amico, ha spiegato al quotidiano che “Il nostro studio evidenzia, per la prima volta, un coinvolgimento importante dell’asse chemerina/ CMKLR1 nella modulazione dell’infiammazione che accompagna la GvHD intestinale e l’importante ruolo protettivo svolto dai macrofagi attraverso l’espressione del recettore CMKLR1”. Quindi la scoperta potà essere usata come “Possibile meccanismo da sfruttare terapeuticamente per incrementare la presenza di macrofagi, con azione protettiva, nell’intestino, al fine di ridurre il danno intestinale e proteggere i pazienti dalla GvHD“.
Tumori del sangue, lo studio sulle proteine per limitare i danni da rigetto post trapianto
Lo studio si è basato principalmente sull’osservazione dell’evoluzione delle complicanze da rigetto dopo trapianto per tumore del sangue in topi da laboratorio. Sono state quindi evidenziate maggiori concentrazioni di chemerina nel plasma e in tessuti degli animali che presentavano l’infiammazione dovuta a GvHD. Da questo è stato provato che la somministrazione di macrofagi ha limitato la gravità dei danni ai tessuti intestinali.
Pertanto, studiando successivamente il plasma umano, è stato provato che un monitoraggio preventivo dei livelli di chemerina nel sangue potrebbe significativamente aiutare i pazienti a non sviluppare la grave infiammazione, che attualmente è una tra le peggiori conseguenze del trapianto di cellule staminali in seguito a tumori del sangue. La GvHD è solitamente trattata con steroidi, ma spesso viene diagnosticata troppo tardi per limitare i danni irreversibili che possono causare anche la morte del paziente.