“Secondo qualcuno, Prigozhin pensa già al post Putin, si vuole candidare come successore di una nuova compagine governativa. Se si ritira da Bakhmut il 10 maggio, ammesso che sia vero, fossi negli ucraini resisterei fino a qual giorno e poi darei il via alla controffensiva, perché lascerebbe un consistente buco nel fronte. Non c’è una spiegazione logica a quel video. Le cose riferite dovevano essere dette in modo riservato e non comparire sui media internazionali”.
Evgenij Prigozhin, a capo della compagnia di mercenari Wagner, ha appena diffuso le immagini in cui mostra i suoi soldati morti in combattimento e attacca i vertici dell’esercito russo per non aver fornito loro le munizioni necessarie e il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, commenta così la sua uscita. Un’iniziativa senza precedenti che pone un serio problema ai russi, anche perché, appunto, lo stesso Prigozhin ha annunciato che se ne andrà da Bakhmut e contemporaneamente la controffensiva ucraina sembra sempre più vicina.
Generale, di uscite contro l’esercito che non mandava le munizioni ai suoi uomini, Prigozhin ne aveva fatte anche prima. Certo, mai in questo modo: perché è arrivato a questo punto?
Quando ci sono situazioni che vedono sul campo più componenti, con le forze armate e queste compagnie di ventura che stanno avendo sempre più importanza, ci sono sempre contrasti e incomprensioni, ma a questo livello non ne ho mai viste. È un’altra originalità di questo conflitto.
Può veramente candidarsi per il dopo Putin?
Qualcuno dice così, io personalmente ne dubito. Non mi spiego perché si comporti così, indebolisce la tenuta di tutto il fronte russo.
Se uno come lui, che ha un ruolo importante in questa guerra, fa una uscita del genere, ciò autorizza a pensare che i russi possano essere messi male?
Esatto. Bisogna vedere se Putin, senza arrivare sui media, non stia prendendo qualche decisione. Quando Prigozhin aveva chiesto le munizioni avevano fatto vedere che erano arrivati treni speciali per le sue truppe. Resta un’uscita priva di senso: se ce l’ho con un mio pari grado non lo vado a dire a tutto il mondo, vado da un superiore ed esprimo le mie lamentele.
Una crisi che rientrerà?
Visti i tempi c’è anche il rischio che stia male, che gli succeda qualcosa: è successo anche ad altri. Lui sicuramente è un vecchio marpione, ha un sistema di sicurezza personale, sa che rischia la vita.
La mancanza della Wagner per i russi sarebbe un colpo pesante. Cosa potrebbe succedere?
Se si ritirano dopo aver preso Bakhmut ci sarà un’inversione totale delle operazioni, rischiano di fallire completamente.
Intanto, secondo lo stesso Prigozhin, la controffensiva ucraina potrebbe essere già iniziata. È così?
Gli ucraini stanno mettendo in atto una serie di operazioni preventive che non rappresentano ancora l’offensiva vera e propria. Vogliono saggiare la consistenza e la reattività del fronte russo in diversi settori: a Zaporizhzhia, a Sud verso Kherson. Qualche gruppo di forze speciali è riuscito ad attraversare il Dnipro sulla sponda tenuta dai russi, ma l’offensiva vera e propria non è ancora iniziata. Vogliono conoscere il più possibile lo schieramento avversario, dove è meno presente con le forze e dove è meno fortificato. I russi da ottobre dell’anno scorso hanno fortificato un po’ tutta la linea del fronte, 1.200 chilometri, con una serie di linee difensive dove sono presenti campi minati, denti di drago, ostacoli a forma di piramide che servono per rallentare il movimento dei carri. Anche gli attacchi nelle retrovie russe sui depositi di munizioni e carburante servono per indebolire la capacità di resistenza quando ci sarà veramente l’offensiva.
Quando potrebbe cominciare?
A mio avviso il 9 maggio, quando sulla piazza Rossa si terrà la grande parata di Putin per celebrare la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale. Sarebbe un grande colpo per la credibilità e per l’immagine della Russia stessa. In qualsiasi offensiva occorre una pianificazione, poi si stabilisce come condurre la manovra e quindi si tasta il terreno: ad esempio nella zona a Sud di Kherson il fiume Dnipro è ampio più di mille metri, attraversarlo qui, sotto il fuoco russo, non è una cosa facile. Su qualche sito è uscita la notizia che stanno aumentando il flusso d’acqua sul Dnipro per cercare di allagare le prime linee russe.
Il fronte è molto vasto ma possiamo immaginare dove attaccheranno? Qual è la priorità per gli ucraini da questo punto d vista?
C’è una priorità politico-strategica che è quella di rioccupare tutti i territori, compresa la Crimea, ma non penso che sia l’obiettivo dell’offensiva. Attraversare il Dnipro a Sud di Kherson per entrare in Crimea attraverso un istmo di 7 chilometri è molto difficile. Più facile che possano condurre anticipatamente, ma non in questo momento, delle azioni diversive, dimostrative, per ingannare l’avversario. Ritengo che abbiano già in mente come condurre l’offensiva, è chiaro che non lo diranno.
L’hanno già annunciata fin troppo e quindi devono mantenere qualche elemento di sorpresa?
Già annunciare settimane, mesi prima l’offensiva mette i russi sul chi va là. Andando verso Melitopol, dove non devono attraversare il Dnipro, possono arrivare sulla sponda del Mare d’Azov tagliando il fronte russo in due tronconi, ma soprattutto tagliando le linee di comunicazione dei russi verso la Crimea. A questo punto l’unica via per rifornire la Crimea di munizioni ed equipaggiamento ma anche di ciò che occorre alla popolazione civile sarebbe il ponte di Kerch.
Realisticamente possiamo pensare che riescano a riconquistare tutti i territori perduti?
Nelle dichiarazioni gli ucraini affermano che questa sarà l’offensiva che permetterà loro di infliggere danni talmente forti che Putin sarebbe costretto a chiedere una tregua. Se però si leggono le dichiarazioni del capo di stato maggiore della Difesa americano, si può pensare che l’offensiva porterà a risultati positivi, a riprendere possesso di porzioni di terreno, ma non porterà alla sconfitta definitiva dei russi. Ricordiamoci che i russi hanno anche l’arma nucleare.
È verosimile che gli ucraini cerchino di conquistare territori per poi sedersi al tavolo almeno per una tregua?
Cercheranno di conquistare tutto quello che è possibile per avviare, in caso di cessate il fuoco, colloqui diplomatici in una posizione di forza.
Tornando alla vicenda dei droni sul Cremlino c’è da segnalare una dichiarazione di Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, secondo la quale gli americani non vogliono che gli ucraini sconfinino nel territorio russo. Come va interpretata?
Sulla stampa Usa è uscito che il Pentagono si è opposto a queste azioni in profondità sul territorio russo: temono un’escalation nel conflitto. Gli ucraini hanno sempre smentito attacchi sul territorio russo anche se ce ne sono stati diversi. Un paio di settimane fa i russi avevano annunciato di aver trovato un drone a terra, a circa 20 chilometri da Mosca, vuol dire che ci sono già stati dei tentativi di colpire in profondità, per creare insicurezza nella popolazione russa e avere un effetto positivo sulle truppe ucraine, dimostrando che la difesa aerea russa ha delle lacune.
Ma questa dichiarazione degli americani vuol dire che tra Usa e Ucraina c’è qualche divergenza strategica?
Gli americani non vorrebbero azioni sul territorio russo perché temono una reazione molto forte nei confronti dell’Ucraina e anche estesa a Paesi Nato. Putin e i suoi più stretti collaboratori più di una volta hanno detto che la Russia è in guerra con gli Usa e con la Nato. C’è anche propaganda in queste affermazioni, ma ritengono di affrontare tutto l’Occidente.
Potrebbe essere, invece, che mandando i droni gli ucraini abbiano voluto spingere l’Occidente a intervenire direttamente?
L’obiettivo di Zelensky, sin dalle prime settimane del conflitto, era quello di fare intervenire direttamente l’Occidente, in questo caso la Nato. Prima voleva la no fly zone, poi ha continuato a chiedere armi. Il sogno di Zelensky è che la Nato intervenga.
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