“L’italiano, per inciso, ha un repertorio lessicale impagabile quando vuoi sfogarti; non i soliti e ritriti fuck o shit o merde o putain o shaise: tutto un ginepraio di espressioni fiorite, fantasiose, orripilanti e oscene con il quale puoi andare avanti per un quarto d’ora di fila, senza mai ripeterti!”.
Ha ragioni da vendere, lo scrittore Giorgio Bettinelli, che coglie nel segno quando affronta il tema delle caratteristiche di un linguaggio, quello scurrile, triviale (o se no, chiamatelo come cazzo volete!) che le italiche genti conoscono a menadito e hanno ben approfondito in secoli di storia, attraverso volgarità dialettali, scurrilità gergali e modi di dire sconfinanti nel trivio che in taluni casi potrebbero assurgere anche a letteratura.
Che ne direste, cari lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri), di qualche fattivo esempio, certamente non esaustivo, eppure sintomatico di tanta lessicale abilità? Cominciamo altissimi, con la poetessa Alda Merini: “Le mosche non riposano mai perché la merda è davvero tanta”; proseguiamo stando sul moderno con il comico Paolo Rossi: “Come diceva Zarathustra: nella vita, che tu cammini e ti muovi, o siedi e aspetti, prima o poi uno stronzo lo incontri”; e finiamo in bellezza nientepopodimeno che con Peppino Meazza (è o non è la settimana dell’euroderby?): “Non c’è niente di più umiliante di vedersi parare un rigore da un portiere così cretino da non capire la finta”.
Che altro aggiungere? Potremmo anche non aggiungere altro, incrociare le braccia e aspettare il prossimo martedì. Se non fosse che, dalla scorsa settimana, a incrociare le braccia, in questo caso per sciopero, sono stati gli sceneggiatori di Hollywood. Dal 1° maggio la Writers Guild of America (Wga), l’associazione che rappresenta a livello sindacale gli sceneggiatori che lavorano nel mondo della tv e del cinema negli Stati Uniti e in particolare quelli che operano negli studios hollywoodiani, ha indetto un’astensione dal lavoro a oltranza.
Come già successe nel 2007 con il cosiddetto Writers Strike, anche questa volta parecchi programmi tv subiranno uno stop forzato. Perché gli sceneggiatori sono scesi in sciopero? Per protestare contro la mancata disponibilità dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers (Amptp), che è l’associazione dei produttori, ad aprire un dialogo sul rinnovo dei contratti in essere, oggi giunti a scadenza, per discutere sulla paga minima e per aggiustare le tutele lavorative, anche per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, visto che il timore maggiore è che nei prossimi anni alcuni tipi di scrittura possano essere demandati proprio a questi algoritmi.
Un timore eccessivo e infondato? Assolutamente no. Sappiamo infatti che in cantiere ci sono già molti progetti di serie tv la cui sceneggiatura è stata affidata proprio all’intelligenza artificiale e la cui messa in onda, allo scopo di testarne la validità e l’appeal, avverrà in diversi paesi fuori dagli Stati Uniti. Eccovi un paio di anticipazioni: poche, ma buone!
Thor Bella Monaca. Ambientato in Italia, la serie si svolge in uno dei quartieri più violenti e malfamati della Capitale. La trama: per porre fine al massiccio mercato dell’eroina che devasta il quartiere romano di Tor Bella Monaca, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, decide di chiedere l’aiuto della Justice League (che, per i non appassionati, rappresenta il gotha dei supereroi americani). La richiesta si scontra con le pastoie della burocrazia della Capitale, sicché, con un ritardo non da addebitarsi certamente ai supereroi d’oltreoceano, all’appello, essendo gli altri componenti impegnati in altre missioni in giro per l’universo, accorre solamente il mitico Thor.
Il figlio di Odino, però, inizialmente appare riluttante, manifestando la sua avversione per i cinghiali, che a Roma circolano in gran numero e indisturbati. “Ci mandassero Obelix” avrebbe affermato a denti stretti, prima che Iron man, (super)uomo dai nervi ovviamente d’acciaio, imponesse a Thor di partire: “Sarà un’impresa facile e veloce: vai là, dài una bella martellata all’ambiente (malavitoso), e te ne torni, anzi Thorni!”. A quel punto… beh, a quel punto basta, perché i produttori della serie mica son lì a grattar giù gesso (e spoiler) dai muri!
Chi vincerà l’Nba? Nbah! Si sa, il più importante e famoso torneo di basket del mondo è uno spettacolo sportivo visto e apprezzato in centinaia di paesi, catturando milioni di telespettatori. Così, in mancanza di teste pensanti (perché scioperanti) ci ha pensato l’intelligenza artificiale, che in men che non si dica ha messo in cantiere una serie tv ad hoc, destinata al mercato asiatico e definita “tutt’altro che Nbanale”. Vi si narra la storia di un giocatore giapponese emigrato negli Usa, Nbanana Yoshimotorola, il quale, nonostante la sua altezza (un metro e 65, misura standard di gran parte dei suoi connazionali), ha in animo di conquistare la ribalta della Nba. Non si sa come, non si sa perché (o meglio, l’intelligenza artificiale lo sa, ma non c’è stato verso di farla cantare), riesce a chiudere un contratto biennale con i Detroit Pistons, ingolfati – ahiloro! – all’ultimo posto in classifica. Il gioco è fatto, non resta che attendere la grande occasione, che Nbanana sfrutta a pieno, iniziando a segnare canestri a raffica, senza soluzione di continuità, tanto da trascinare nel giubilo più entusiastico i tifosi, che gli affibbiano subito il soprannome di Nbazooka.
Risaliranno la classifica i Pistons? Tenteranno l’epica impresa di qualificarsi per i playoff? Non è che possiamo andare oltre, anche se sapessimo, non dicessimo. Di certo, vogliamo ulteriormente incuriosirvi prospettandovi un finale di stagione che sarà davvero da… Nbatticuore!
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