I treni in Italia sembrano essere sempre più un problema, tra guasti, interruzioni e ritardi eccessivamente frequenti ed in preoccupante aumento. Lo riferiscono Assoutenti, associazione che tutela i diritti dei consumatori, e i sindacati di categoria, attestando un aumento tanto nei guasti, quanto nei ritardi, specialmente negli ultimi tre mesi. In particolare, sembra pesare una mancata pianificazione degli investimenti in passato, che potesse rendere le linee ferroviarie più efficienti ed al passo con una società che decide sempre di più di viaggiare con i treni, con un (tristemente comune) notevole gap tra Nord Italia e Sud, a discapito ovviamente di quest’ultimo.
Treni: +25% di guasti e +10% di ritardi
I numeri, negativi, sui treni in Italia dimostrano, insomma, una situazione che, se lasciata allo sbando, rischia di causare sempre più disagi ai consumatori. In particolare, secondo Assoutenti, nei soli ultimi tre mesi, i guasti infrastrutturali sono aumentati del 25% rispetto agli anni precedenti (basti pensato che solo ad aprile tra Roma e Firenze ci sono stati ben 5 interruzioni), mentre a livello di ritardi si parla di un 10% in più, che pesa soprattutto sulle linee regionali rispetto all’alta velocità.
Commentando i dati su ritardi e guasti dei treni italiani, il Ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini ha detto che “paghiamo una fragilità infrastrutturale importante, causata da troppi anni senza investimenti e ambizione. Ho chiesto”, sostiene, “a Rfi (ovvero Reti ferroviarie italiane, l’ente che gestisce i trasporti su binario, ndr.) un cambio di passo“. Secondo il ministro, infatti, le fragilità del sistema sono note da anni, mentre si è registrato anche un aumento di persone che decidono di utilizzare i treni al posto dei mezzi privati, di fatto intasando le linee che non riescono a reggere il colpo. Dal conto loro, invece, i vertici di Rfi, correndo ai ripari, hanno attestato che la media di puntualità delle linee regionali tocca la soglia del 93%, che per l’alta velocità è pari al 74% (rispetto al 67 registrato nel 2022).