APRE IL PRIMO DEATH CAFÉ IN ITALIA: ECCO COS’È
Bere un caffè parlando di vita ma soprattutto di…morte: apre per la prima volta in Italia il “Death Café”, un format nato ormai nel 2011 a Londra e poi diffusosi in tutto il mondo. Sarà Torino la prima città italiana che ospiterà il “bar della morte” dopo l’iniziativa promossa dall’Ordine degli psicologi del Piemonte: «contribuire al benessere interiore delle persone», questo l’obiettivo lanciato dagli esperti nell’introdurre anche nel nostro Paese l’esperienza del “Death Café”.
L’organizzazione è particolare in quanto il “bar della morte” non è un normale locale dove poter andare a farsi un aperitivo: sono infatti incontri pubblici destinati a un numero limitato di persone, ma resta un evento aperto a tutti privo di scopo di lucro. Come spiega “La Stampa”, i Death Cafè «vengono di solito ricavati all’interno di locali pubblici come bar e ristoranti».
COME FUNZIONA IL DEATH CAFÉ IN APERTURA A TORINO
I partecipanti al Death Café sono di solito un piccolo gruppo di persone tra le 10-12 massimo – che sentono l’intimo bisogno di discutere, confrontarsi e dialogare sui temi forti come la vita, la morte, il fine-vita, la solitudine e quant’altro. Il Death Cafè ha in realtà origine dal Cafè Mortal, evento organizzato per parlare del tema della morte ideato dal sociologo ed etnologo svizzero Bernard Crettaz dopo la morte della moglie. Seguendo tale modello nascono i Death Cafè nel 2011 a Londra da Jon Underwood, esperto di progetti sulla morte, e dalla psicoterapeuta Sue Barsky Reid, mamma di Jon.
Su portale ufficiale del Death Café si legge con chiarezza: «In un Death Cafe le persone, spesso sconosciute, si riuniscono per mangiare torte, bere tè e discutere della morte. Il nostro obiettivo è “aumentare la consapevolezza della morte al fine di aiutare le persone a trarre il massimo dalla loro (finita) vita”». Non è tanto un gruppo di muto soccorso o aiuto, ma un gruppo di “discussione”: gli organizzatori italiani spiegano che i “bar della morte” sono «occasioni di riflessione condivisa, sensibilizzazione e formazione, coordinate da un facilitatore, nel corso delle quali per un paio d’ore è possibile riflettere e acquisire consapevolezza sul ciclo della vita, affrontando collettivamente paure, pensieri e turbamenti». Il nuovo Death Café aprirà nell’Ordine degli psicologi a Torino con una fase sperimentale che prevede 4 appuntamenti mensili in programma, «rivolti principalmente a chi dall’argomento è coinvolto professionalmente, come psicologi, operatori sanitari o volontari in campo assistenziale, ma anche a coloro che svolgono funzioni educative e formative». Se poi il progetto avrà successo ecco che potrà essere promosso direttamente all’intera cittadinanza: non è detto infatti che “parlare della morte” sia un concreto aiuto a “comprendere la vita”, di certo però cercare di ridurre il “tabù” culturale su un tema così complesso come l’esistenza è un atto dal notevole interesse culturale e sociale.