Il primo pacchetto della riforma della giustizia è in dirittura d’arrivo. Lo assicura il ministero, stando a quanto appreso dal Corriere della Sera, secondo cui le riunioni per metterlo a punto stanno continuando a ritmo serrato. Al momento, però, non ci sono testi definitivi. Sono state invece individuate le materie di intervento per le quali si propongono diverse soluzioni. Il Guardasigilli Carlo Nordio intende intervenire su abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, misure cautelari, intercettazioni e informazione di garanzia, prescrizione e rimodulazione della figura del pubblico ufficiale. Il primo punto dell’agenda è il reato che il ministro vorrebbe cancellare del tutto, l’alternativa è che venga ulteriormente depotenziato rispetto all’ultima modifica che risale a tre anni fa. Anche il viceministro Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) è propenso all’abrogazione, in quanto il problema non è l’esito dei processi, «bensì la pendenza di procedimenti destinati a finire nel nulla che però producono effetti politico-mediatici sugli indagati a volte irreparabili». Di conseguenza, se ci si rende conto che una norma non funziona e causa indagini «che si rivelano inutili, tanto vale farne a meno».
Nella stessa maggioranza, però, non mancano resistenze, come quelle della Lega, «più sul piano tecnico che politico», secondo Sisto. Per questo si stanno valutando ulteriori restrizioni all’abuso d’ufficio. Secondo il Corriere, si potrebbe togliere la punibilità dell’abuso «per procurare vantaggio», lasciandola solo «per chi arreca un danno» o «per omessa astensione» a fronte di un consapevole conflitto di interessi. Per il viceministro Francesco Paolo Sisto, «non è detto che un eventuale interesse personale non coincida con l’interesse pubblico, e questo va valutato». Recentemente, in riferimento al caso del tentativo di truccare il concorso di magistratura da parte di un commissario per favorire un candidato, si è detto che non si poteva fare nulla senza contestare il tentato abuso d’ufficio, ma per Sisto in situazioni di questo tipo si può ipotizzare la tentata frutta, anche aggravata.
TRAFFICO D’INFLUENZE E MISURE CAUTELARI
Per quanto riguarda il traffico d’influenze, che non può essere eliminato in quanto richiesto dalla Convenzione Onu contro la corruzione sottoscritta dall’Italia, si prevedono limitazioni. Ad esempio, potrebbero essere eliminate le relazioni «vantate» o «asserite» per la mediazione illecita con un pubblico ufficiale, limitandosi a quelle che esistono realmente. La condotta va definita «per non lasciare ambiti di interpretazione troppo ampi», afferma Sisto, secondo cui è molto più importante il capitolo delle misure cautelari. A tal proposito, l’intenzione del ministero della Giustizia è di affidare il potere di arrestare ad un collegio di tre giudici anziché uno, trasferendolo al Tribunale del riesame, pretendo che l’arrestato possa poi rivolgersi alla Corte d’appello. Allungamento dei tempi e problemi di organico nella magistratura darebbero spazio a molte eccezioni. Ad esempio, nei casi di flagranza e per i provvedimenti urgenti la competenza resterebbe al giudice monocratico.
Sono in corso valutazioni sulle ricadute per le Corti d’appello già oberate e sulle incompatibilità, perché se un magistrato si pronuncia su un arresto, poi non potrà giudicare quel caso nei gradi successivi, quindi bisogna verificare la fattibilità di un simile intervento. Peraltro, diventerebbe obbligatorio l’interrogatorio preventivo dell’indagato, a cui esporre gli elementi d’accusa affinché chiarisca la sua posizione, evitando che un arresto si trasformi in un errore giudiziario. Sarebbero previste così tante inevitabili eccezioni che la nuova regola sarebbe di fatto applicabile a un numero ristretto di casi. Infatti, verrebbero esclusi i reati più gravi e in caso di pericolo di fuga o inquinamento di prove. Pertanto, andrebbe convocato l’indagato solo quando l’arresto fosse motivato dal rischio di reiterazione del reato, ma va capito comunque come conciliare la nuova procedura con indagini in cui compaiono più inquisiti.
RIFORMA GIUSTIZIA: AVVISO DI GARANZIA E INTERCETTAZIONI
Per quanto concerne l’avviso di garanzia, l’orientamento del governo è di far descrivere il fatto contestato più compiutamente, con una specie di anticipazione del capo d’imputazione, seppur provvisorio. Invece, sulle intercettazioni, il viceministro della Giustizia conferma che non si vuole limitare l’uso nelle indagini, ma la diffusione. Tra le misure al vaglio il divieto di indicare, nei provvedimenti destinati alla divulgazione, i nomi di persone che finiscono nelle intercettazioni senza essere coinvolte negli ipotetici reati. Anche in questo caso, i nodi da sciogliere sarebbero tanti, infatti per il Corriere è prevedibile che dopo la presentazione dei testi al Cdm, prevista da Nordio entro i primi di giugno, arriveranno ulteriori modifiche. «La nostra proposta sarà un punto di partenza, sia pure compiuto, per una riforma di sistema che trasformi in realtà il Nordio-pensiero. Ma sarà anche una riforma modulare, con articolati distinti su ciascun argomento, in modo che se uno dovesse restare indietro, questo non incida sul percorso degli altri», conclude Francesco Paolo Sisto.