“La fusione delle fusioni”. L’espressione è ascrivibile, senza indugi, all’operazione che vide unirsi la Montecatini all’Edison nel 1966, uno dei passaggi cruciali della storia industriale italiana. Ed è grazie all’Archivio Storico di Mediobanca “Vincenzo Maranghi”, fondato nel 2012 e intitolato al fedele collaboratore di Cuccia, che quegli anni possono essere rivissuti. Carte, documenti e dettagli della più celebre fusione italiana, infatti, sono diventati il nuovo volume “La fusione Montecatini – Edison (1965-1971). Materiali dall’Archivio di Mediobanca” a firma di Giorgio La Malfa e Taddeo Molino Lova, con la prefazione di Renato Pagliaro, Presidente di Mediobanca. Un volume che è stato presentato il 17 maggio in piazzetta Cuccia con la partecipazione, fra gli altri, del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
A fare gli onori di casa è stato proprio il Presidente Renato Pagliaro che in apertura ha posto l’accento sulla valenza storica dei documenti nella ricostruzione di uno dei capitoli più importanti del capitalismo italiano: “Nel libro si racconta la vita del patto di sindacato, fornendo un’interessante prospettiva su alcuni aspetti di quel periodo. Razionalizzare un’azienda con 70 siti produttivi senza contemplare nessuna chiusura era un tentativo destinato all’insuccesso totale, come poi abbiamo visto nei fatti”. Ha proseguito il Presidente di Mediobanca: “Difficile dire se l’esperienza della grande impresa in Italia sia stata totalmente negativa”. “Certamente i grandi gruppi hanno pagato ogni 27 del mese stipendi, contributi e ritenute d’acconto che hanno sostenuto la capacità di spesa delle famiglie creando una base contributiva”. “In base all’idea tedesca – ha concluso – se un gruppo assicura lavoro e contributi anche senza massimizzare il profitto è assolto, anche in virtù della sua funzione per la comunità”.
L’occasione è stata anche quella per annunciare l’apertura alla consultazione, disponibile interamente online, dei documenti fino al 1973. L’Archivio Storico, infatti, è stato aperto nel 2019 alla consultazione, rendendo disponibili i documenti dei primi 20 anni, dalla fondazione fino al 31 dicembre 1966 e fissando il limite alla consultabilità in 50 anni.
L’Archivio Storico di Mediobanca è un osservatorio privilegiato, data la posizione che l’Istituto ha avuto nel panorama industriale e finanziario italiano. Il pilastro dell’archivio sono i verbali dei colloqui, frutto di una prassi estremamente rigorosa di auto-documentazione a cui Enrico Cuccia resta fedele fino al 2000. I verbali permettono di avere una ricostruzione dettagliata degli eventi. Il loro stile è narrativo, quasi teatrale. La loro precisione è un elemento distintivo. Sono uno dei punti di accesso alle vicende più rilevanti della storia industriale italiana e alle persone che ne sono state protagoniste.
L’integrità dell’archivio e la completezza di determinate serie di verbali ne fanno una fonte straordinaria che offre un nuovo punto di vista su molte vicende oggi oggetto di indagini storiche e giornalistiche. “Nel caso della fusione Montecatini-Edison – interviene Giorgio La Malfa, Direttore Scientifico dell’Archivio Storico Mediobanca Vincenzo Maranghi -, esse documentano il matrimonio tra una società buona e una società molto ricca indennizzata dallo Stato a seguito della nazionalizzazione della rete elettrica. Allora era considerata giusta”, poi invece “alla luce dei fatti non si è rivelata essere una grande idea”. “Enrico Cuccia – ha proseguito l’On. La Malfa – era preoccupato della tenuta dei conti e dell’equilibrio tra il socio pubblico e quelli privati”, mentre il Presidente Adolfo Tino nutriva “molte perplessità” sull’operazione, in quanto “la debolezza del settore privato – come spiegato da La Malfa – avrebbe visto prevalere la forza del settore pubblico, che però fu breve, in quanto negli anni Ottanta le quote furono cedute ai privati”.
La centralità della vicenda nella storia economica italiana è stata anche testimoniata dalla partecipazione del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato come questa “faccia parte della storia d’Italia” e consenta di ricavarne spunti per confrontarla “per quanto possibile, con la realtà attuale, anche se è molto diversa”. Occasione per Giorgetti per ribadire il ruolo “fondamentale” svolto oggi dallo Stato quale “investitore paziente” per presidiare settori strategici e favorire la crescita delle aziende. “Come azionista e come regolatore e regista di forme di incentivazione lo Stato deve giocare un ruolo proattivo nello sviluppo produttivo, ma sempre su progetti con solide premesse economiche che abbiano il loro perno negli imprenditori”, ha concluso Giorgetti.
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