ATENE – A meno di un miracolo, la Grecia ritornerà nuovamente alla urne tra meno di due mesi. Intanto domenica prossima i greci andranno a votare per il rinnovo del Parlamento con il sistema proporzionale, approvato dal Governo di sinistra-estrema destra di Tsipras. Per comprendersi, il Governo, che spinto dalla rabbia popolare contro le misure di austerità imposte dall’Europa e dal Fmi, aveva vinto le elezioni quattro anni promettendo che avrebbe preso a pedate tutti coloro che stavano massacrando la società e l’economia elleniche.
I sondaggi dicono che nessun partito arriverà a ottenere la maggioranza dei seggi. Dunque si dovrebbero formare delle coalizioni, ma nessuno dei tre partiti maggiori (i conservatori dell’attuale Primo ministro Mitsotakis, i socialisti del Pasok e la sinistra di Tsipras) ha dichiarato di essere disponibile a discutere. L’unico a parlare di coalizione è Tsipras, il quale, nel giro di poche settimane, ha prospettato tre diversi modelli politici di collaborazione con i socialisti del Pasok. A loro volta i socialisti hanno sempre declinato l’offerta. Storicamente la Grecia ha sempre scelto il sistema maggioritario, e dunque non si è mai formata una cultura di collaborazione tra le forze politiche.
Dunque domenica si vota, e i partiti misureranno la loro forza in attesa della seconda tornata. Sicuramente il partito più forte risulterà Nea Democratia di Mitsotakis, poi Syrizia di Tsipras, poi il Pasok. Sicuramente entrerà in Parlamento anche Yanis Varoufakis, il quale sta conducendo la campagna elettorale all’insegna della nostalgia della “rottura” che lui avrebbe voluto quattro anni fa. Lui resta sempre un caso patologico. Comunque il suo 3% sembra assicurato. Poi i comunisti, quelli “duri e puri”, quelli con il busto di Lenin nel cortile della loro sede. Infine un piccolo partito di destra guidato da un televenditore.
Lunedì prossimo, dopo la conta dei numeri, inizierà il balletto dei mandati esplorativi che si concluderanno, a meno di improbabili sorprese, in un nulla di fatto. E si ritornerà a votare. Ma sorpresa, con una nuova legge elettorale, questa volta maggioritaria, presentata dall’attuale Governo. È dal 1990 che spesso viene cambiata la legge elettorale. Le prime volte per impedire all’opposizione di ottenere la maggioranza. Così il Parlamento ha approvato una legge secondo cui la nuova legge elettorale entra in vigore nelle successive elezioni a condizione che sia approvata da 2/3 del Parlamento. Se invece la legge viene approvata con la maggioranza semplice, allora la legge entrerà in vigore nella seconda tornata elettorale. In breve, domenica si vota con la legge di Tsipras (proporzionale), e se non si forma un Governo, tra meno di due mesi con la legge Mitsotakis (maggioritaria).
Comunque sia, i due principali avversari se le stanno dando di santa ragione. Polemiche inutili, dibattiti inconcludenti, accuse reciproche. Promesse e programmi da miliardi di euro, senza che nessuno dica da dove prelevarli. In sintesi, una campagna elettorale “as usually”. Ideologica quanto basta, diffamatoria il necessario. Fumosa più del dovuto. Il più svantaggiato sembra essere Andorulakis, leader del Pasok, il quale sembra un vaso coccio in mezzo a due vasi di ferro. Difficile combattere sia alla tua destra che alla tua sinistra. In tutto questo blaterare i problemi sociali sono passati in secondo piano. Spaventa l’aumenti dei prezzi. Un esempio? Formaggio Parmigiano Reggiano: 22 euro al chilo. Formaggio Kaseri: 24 euro al chilo. Nel contesto, il Kaseri è il formaggio popolare con cui si sono sfamati intere generazioni di ellenici. Carciofi: 0,90 cadauno. Ma sembra che qui nessuno badi a questi numeri, o comunque che questi numeri possano incidere sul risultato elettorale.
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