Urbano Cairo ha censurato Massimo Giletti: a lanciare lo scoop è Gente, rivelando il giallo dietro l’uscita del libro “Attacco allo Stato” di Ferruccio Pinotti per la casa editrice Solferino, che fa capo proprio al patron di La7. Il conduttore di Non è l’Arena, la cui sospensione è diventata un caso, aveva scritto l’introduzione al libro in libreria dal 16 maggio. Il testo, però, è stato tolto poco prima della stampa del volume e il nome del conduttore è stato tolto anche dalla copertina. Infatti, Gente è in grado di mostrare le due versioni della copertina, a conferma di quanto rivelato.
L’introduzione di Massimo Giletti, pubblicata integralmente dal settimanale, affrontava temi che sono stati oggetto delle ultime puntate di Non è l’Arena, prima della sospensione: Matteo Messina Denaro, Salvatore Baiardo, le stragi del 1993, «i rapporti delle associazioni mafiose con realtà a loro esterne», «l’anello di carattere politico che potrebbe aver concorso a definire questa singolare riedizione della strategia della tensione».
MASSIMO GILETTI “MAFIA? VERITÀ PERICOLOSE…”
Nell’introduzione Massimo Giletti ha citato il suo viaggio a Mezzojuso, in Sicilia, nell’autunno del 2019, dalle sorelle Marianna, Ina e Irene, che lottavano contro la mafia dei pascoli. «Per raggiungerle dovevo salire una strada sterrata a strapiombo con una serie di burroni che mettevano i brividi. A un certo punto incontrammo un pastore con un gregge di pecore. Il maresciallo Saviano disse di fermare la vecchia Campagnola Fiat con cui stavamo salendo. Il pastore ci guardò ma non disse nulla. In un attimo ebbi la sensazione che sapesse già tutto: dove stessimo andando e il perché», ha scritto il conduttore di Non è l’Arena.
L’estratto della sua introduzione al libro “Attacco allo Stato“, poi sparita, riporta anche la citazione del colonnello Antonio Di Staso, allora comandante dei carabinieri di Palermo. In quel momento, infatti, a Giletti venne in mente una frase che aveva citato poco prima Di Staso ricordando Pirandello: «In Sicilia ho incontrato molte maschere e pochi volti». Per Giletti «andando oltre la metafora, voleva dire che è sempre difficile comprendere la vera anima di chi ci si trova davanti». Per questo Giletti ritiene che «ogni libro che parla di mafia è importante se ha radici profonde e verità pericolose». Queste sono anche le ragioni per le quali «ho scelto di scrivere questa mia breve presentazione al collega della carta stampata Ferruccio Pinotti, caposervizio Interni al “Corriere della Sera”». Una presentazione, però, che è stata poi cestinata dalla casa editrice che fa capo a Urbano Cairo.
LA REPLICA DI RCS SUL “CASO” GILETTI
Per diritto di cronaca, su richiesta diretta dell’editore RCS a “IlSussidiario.net”, pubblichiamo la rettifica firmata da Alessandro Bombieri, direttore generale news RCS MediaGroup: «precisiamo che la prefazione al libro di Pinotti è stata chiesta personalmente dall’autore a Giletti e la decisione di non pubblicarla è stata presa dall’autore stesso che ha avvisato la casa editrice Solferino delle sue intenzioni. Urbano Cairo non era a conoscenza del fatto che la prefazione era stata chiesta a Giletti, né tantomeno del fatto che era stato deciso di non pubblicarla».