Un anno dopo l’inizio della guerra in Ucraina, l’Italia non è più il paese europeo più dipendente dalle importazioni di gas russo. Nel 2021 Gazprom garantiva oltre il 40% del fabbisogno dell’Italia per usi civili (riscaldamento) e industriali. Ora la Russia non è più il primo, bensì il quinto fornitore per il nostro paese, in ordine di importanza, superato anche dagli Stati Uniti. Inoltre, la quota di mercato nei primi quattro mesi del 2023 è scesa al 7% del totale. Questa percentuale è destinata a scendere ulteriormente con l’entrata in servizio a breve del nuovo rigassificatore di Piombino. Quindi, a fine anno il gas russo che arriva in Italia dovrebbe essere almeno il 75% in meno rispetto al 2021.
Secondo le proiezioni, spiega Repubblica, non dovrebbe superare i 6 miliardi di metri cubi contro i 28 importati prima dell’inizio della guerra. Pertanto, manca poco alla totale sostituzione del gas russo. Ciò è stato possibile in parte grazie alla pressione dell’Ue per l’introduzione di piani di risparmio, ma hanno influito anche le temperature sopra le medie dello scorso inverno che hanno fatto crollare la domanda di gas. Ma è stata decisiva l’operazione coordinata di governo e operatori per la ricerca di fonti di approvvigionamento alternative al gas russo, che in Italia arriva tramite il passo del Tarvisio, in Friuli.
ITALIA DEFINITIVAMENTE LIBERA DA GAS RUSSIA NEL 2024
Le soluzioni alternative sono state individuate dai colossi statali messi in campo dal governo Draghi. Il gruppo Eni, che era il maggior acquirente di gas dalla Russia fino al 2021, ha tagliato la domanda e potenziato contratti con altri partner storici. Questo è il caso dell’Algeria, che ha incrementato dell’11% l’anno scorso le esportazioni verso l’Italia. Nei primi quattro mesi di quest’anno ha raggiunto una quota di mercato del 33%. Come evidenziato da Repubblica, importante è anche l’accordo con la Norvegia per le estrazioni nel Mare del Nord: si è passati dai 2 miliardi di metri cubi del 2021 ai 7 miliardi dell’anno scorso, ma è prevista un’ulteriore crescita per fine anno. Discorso simile per il gas che arriva dall’Azerbaijan.
A ciò si aggiunge l’apporto dei tre rigassificatori, dove arrivano quantità maggiori di Gnl (gas naturale liquefatto) esportato dai produttori degli Stati Uniti. Si registra un +45% di Gnl trattato nei rigassificatori, con un ulteriore crescita nei primi mesi del 2023, infatti i tre impianti insieme ora garantiscono il 24% del fabbisogno totale italiano. Si spiega così la decisione del gruppo Snam di aumentare gli investimenti: l’anno scorso si è assicurato altre due navi trasformate in impianti per la lavorazione del Gnl.