I dati diffusi nella trascorsa settimana confermano una crescita economica sia nel Vecchio continente che oltreoceano. Eurostat, attraverso la consueta stima flash, riporta un Pil nel primo trimestre 2023 a +0,1% per l’area euro (sia a 19 che 20 paesi) e un +0,2% per il più esteso e complessivo segmento denominato Ue. Parallelamente, invece, gli Stati Uniti, nel medesimo periodo d’osservazione, registrano una crescita maggiore a +0,3%. Complessivamente, l’insieme delle risultanze appare orientato al rialzo anche per le prossime rilevazioni e, soffermandoci alla sola Europa, dobbiamo inoltre riportare il buon riscontro sull’inflazione che, nonostante un incremento annuale a quota +7% (rif. area euro), vede parallelamente una diminuzione a +8,1% (da +8,3%) sull’intera Ue.
A confermare la bontà di questa intera serie di rilevazioni economiche è giunta l’immediata risposta da parte del mercato azionario (rif. MSCI World Usd) che, archiviando l’ottava in positivo (+1,19%), ha raggiunto e oltrepassato i precedenti massimi annuali aggiornandoli, ora, a quota 2.854,79 punti.
Dal punto di vista tecnico, la dinamica dei prezzi dell’ultima tornata settimanale ha confermato la nostra precedente aspettativa in sede rialzista: la risalita delle quotazioni oltre area 2.821,99 ha inizialmente conseguito il target oltre la resistenza posta a 2.841 punti per, successivamente, proseguire la propria corsa in direzione del primo obiettivo rialzista su base mensile che, rispetto agli attuali livelli, quota a circa un punto percentuale. Guardando all’intero palinsesto algoritmico, i principali lagging indicators hanno invertito il loro precedente status proiettandosi, al momento, in un’iniziale fase di buy signals generalizzato: un complessivo assestamento mediante valori più elevati potrebbe avvenire con il superamento di area 2.853,07 punti con successivo approdo oltre i nuovi e recenti massimi. Qualora ci fosse un calo di forza relativa, un plausibile ritracciamento in ottica weekly, potrebbe arrivare con il cedimento di soglia 2.822,39: se ciò dovesse accadere, particolare attenzione alla tenuta dei minimi corrispondenti in area 2.796,5 punti che, se violati, comporterebbero il ritorno delle quotazioni al di sotto dei 2.774 punti con inevitabile inversione di tendenza in ottica di breve termine.
A fronte dell’ancora elevata inflazione (sia negli Usa che in Europa) appare confermato l’intento dei due principali istituti centrali Fed e Bce che, attraverso più dichiarazioni dei loro stessi membri, hanno comunicato la loro immutata volontà nel voler proseguire con le rispettive azioni finora intraprese. Sul versante statunitense un taglio dei tassi di interesse viene traguardato (nella sua eventualità) al 2024, mentre, per la Bce, invece, è lecito aspettarsi un ulteriore incremento che, stando a recenti sondaggi tra alcuni economisti intervistati, potrebbe concretizzarsi già in occasione del prossimo appuntamento di giugno.
A seguito di queste “immutate certezze”, l’intero comparto obbligazionario ha registrato una significativa e generalizzata flessione con un saldo settimanale negativo a -1,66% per il principale benchmark governativo (JPM GBI Gl. Usd). Quantitativamente, soffermando l’attenzione sull’estensione dell’ATR weekly, i valori che si possono osservare riportano alla memoria quelli dello scorso febbraio, ovvero, la sessione antecedente a quella dei minimi dell’anno.
Di certo, il ritracciamento (oltre due punti percentuali) avvenuto nel corso di queste ultime due settimane, ha indebolito l’intera impostazione grafica con l’attuale approdo in prossimità del secondo target ribassista mensile. La recente negatività non ci sorprende e vedere gli attuali prezzi gravitare all’interno dell’area compresa tra i 484,71 e 482,465 punti può solo auspicare una lieve e ulteriore debolezza circoscritta (rif. 482,465 punti). Certamente, un eventuale affondo ben oltre quest’ultimo scenario, comprometterebbe l’intera performance YTD (year to date) con possibili strascichi in direzione dei minimi di anno. A confutare questa ipotesi è necessario il ritorno dei compratori che, beneficiando della loro stessa forza, vedrebbero le quotazioni spingersi oltre i 490,32 punti.
A interrompere una prolungata negatività sono le materie prime che, beneficiando del recente rialzo dell’intero comparto energy, archiviano la precedente ottava con un +1,63% (rif. CRB Index). Ai fini di un ritrovato sentiment positivo, la cosiddetta prova del nove potrà arrivare solo con il superamento di quota 264,122 punti: un suo eventuale conseguimento già nel corso di queste giornate potrebbe favorire un successivo consolidamento algoritmico in capo ai più reattivi lagging indicators che, godendo di ritrovati buy signals, agevolerebbero una nuova fase di acquisti con target oltre la soglia psicologica dei 270 punti.
Da temere, invece, il ritorno delle quotazioni (in chiusura) al di sotto di soglia 260,77 punti che, di fatto, implicherebbe l’approssimarsi al test di area 257,924 punti con poche probabilità (al momento) di poter respingere una nuova onda ribassista. Il comparto energy, nonostante il recente incremento, non ci appare ancora maturo per poter impostare una strategia long di più ampio respiro. Attendiamo, quindi, una (eventuale) riprova della sua solidità che dovrà obbligatoriamente passare dai prezzi del petrolio (rif. WTI) oltre quota 75,72 dollari. Sul contrapposto basket metals i cosiddetti “preziosi” (oro e argento) hanno beneficiato di una buona performance settimanale rispetto all’insieme dei “non preziosi”. Tra questi ultimi viene preferito il solo alluminio che, in aggiunta a gold e silver, rappresenta l’intera esposizione sull’asset class commodities.
Sui principali cross valutari da noi abitudinariamente osservati abbiamo potuto beneficiare dell’importante upside sul rapporto Usd/Jpy con il target a 136,29 ampiamente oltrepassato da un massimo weekly a 138,74. Guardando al cross Eur/Usd: i suoi recenti minimi hanno di poco raggiunto il target a 1,0714 (minimo settimanale a 1,0758) e, nonostante l’assenza di posizione, la nostra view rimane orientata al sell in chiave di brevissimo periodo. Un ulteriore possibile scenario short potrebbe arrivare dal Gbp/Usd che, in caso di cedimento di area 1,2389 (entry price), subirebbe un incremento di volatilità con potenziali ripercussioni negative sulle quotazioni.
Per l’ottava in corso, la nostra precedente attesa di conferme da parte del mercato azionario rimane primaria, ma, a quest’ultima, giunge ancor più fondamentale assistere a un segnale di forza dall’opposto comparto obbligazionario che, in assenza di (immediate) reazioni, vedrebbe capitolare negativamente la sua finora positiva performance annuale. Quindi: attento monitoraggio sui principali titoli di stato decennali internazionali (Usa e europei), poiché un aumento dei loro rendimenti non può essere escluso.
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