Parallelamente a quanto ci è parso di capire, per parer pari, paravano paranoie da par loro, paralumi di paralisi da parkinson, e parimenti parentele parassite parevano paradossali paraocchi.
Stentereste a crederci, cari lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri), ma uno dei più astrusi incipit che ci sia mai capitato di scrivere sottace, ve lo confidiamo, una pubblicità occulta. Che disocculteremo in men che non si dica.
Perché questa settimana ci paracaduteremmo sulla tv, segnatamente sulle serie tv, un fenomeno, e non da oggi, che sta conquistando con sempre maggior successo ampie fette e fasce di pubblico. Un boom di audience che poggia su un assioma semplice semplice: le serie tv sono tutta roba seria seria. Sul serio (ma proprio sul serio).
Ed ecco svelato l’arcano mistero del nostro inizio di pezzo settimanale: Paramount+. Dove il + sta per più e si legge plas. Un canale streaming, presente già da qualche mese nelle nostre smart tv, il cui claim “Una montagna di intrattenimento” rappresenta l’orgoglio di offrire agli spettatori “prime visioni esclusive, film di successo, contenuti originali”. E che dovrebbe prefiggersi, con non poca ambizione, di programmare una serie di serie tv da Serie A. Paramount+, insomma, potrebbe seriamente coltivare l’intenzione di produrre nuove fiction in esclusiva, che anche nella titolazione richiamino esplicitamente il proprio marchio. E noi abbiamo già alcune idee. Cosa ci ronza per la testa? Non fatevi prendere da un’attesa febbrile. Pazienza e para…cetamolo!
Paraflu. La prima serie che abbiamo il piacere di presentare fila via liscia come l’olio. Otto episodi attraverso i quali sfrecciano (letteralmente!) le vicende di un meccanico di Formula 1. Avviene che durante un pit stop si ritrova al centro di un sabotaggio (causato da un collega invidioso), incolpato di aver rovinato il radiatore di una monoposto e perciò radiato dalla squadra. Riuscirà il nostro eroe a raddrizzare la situazione, riconquistando il proprio posto ai box, e a ricostruirsi un futuro radioso?
Para tu che a me vien da ridere. Interessante e spettacolare docu-film sulle peggiori papere compiute dai portieri nella storia del calcio. Non potendo contare sulla voce e sulle capacità narrative di un Federico Buffa (per forza, lavora presso la concorrenza), la tv americana potrebbe scommettere (e perciò contattare e scritturare) su un vero esperto della materia: l’ex portiere della Juventus e della Nazionale Gianluigi Buffon, che di “buffonate” ne ha fatte (invero pochissime) anche lui…
I delitti del Paralume. Il sottotitolo è assai esplicativo: trattasi di “Gialli da comodino”. Piccole, ma originali, storie di investigazioni che vedono protagonista la commissaria Abat Jour, che con le sue illuminanti folgorazioni riesce a risolvere i casi più oscuri.
ParapenDio. La serie tv vive sulle acrobatiche peripezie di un sacerdote amante del volo ultraleggero, don Flavio Vento. E a vestire la talare potrebbe essere chiamato Fabio Volo: nomen omen?
In un Para de dì. Action e adrenalina per una fiction padana che si ispira chiaramente a “24”, storyline che raccontava in tempo reale una giornata (perciò le 24 ore del titolo) del miglior agente del CTU (Counter Terrorist Unit) Jack Bauer, interpretato da Kiefer Sutherland, di volta in volta impegnato a sventare minacce sempre più terribili alla sicurezza degli Stati Uniti. In questa prima serie (ci sono tutti i presupposti per una seconda stagione) di “In un Para de dì” – il titolo tradotto dal milanese significa “In un paio di giorni” – ruota attorno all’agente di polizia municipale Giacomo Brambilla, che in 48 ore esatte (perciò allungando un po’ la broda, anzi, raddoppiandola, rispetto alla serie alla quale si ispira) e con i suoi modi, appena meno spicci e incisivi del corrispettivo agente americano, riesce a sbrogliare un tremendo ingorgo di auto, pullman e Tir sulla Tangenziale Est di Milano. L’originalità della serie consiste nel fatto che non ci sono state simulazioni né di code né di incidenti: è bastato posizionare adeguatamente, tra un casello e l’altro, le telecamere, creare la dovuta suspense e… per il Brambilla è stato un gioco da ragazzi!
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