Alcuni dipendenti di Sama, azienda incaricata di controllare e moderare i contenuti più violenti sui social, fanno causa a Meta. “C’era di tutto, pornografia minorile, bestialità di ogni tipo, necrofilia, violenza contro persone e animali, stupri” e decapitazioni, denuncia al Financial Times il sudafricano Trevin Brownie, che per lavoro era tra i moderatori incaricati di guardare video ogni 55 secondi.
“Non vedi questi contenuti su Facebook perché ci siamo noi che li rimuoviamo” ha spiegato l’uomo, uni dei 184 dipendenti di Sama, società di San Francisco con collegamenti a Nairobi in Kenya, reclutati appena ventenni per moderare i contenuti pubblicati sulle piattaforme social di Meta, e che ora hanno deciso di fare causa all’azienda. Come hanno argomentato i legali dei dipendenti in causa, chi lavora a contatto con questi contenuti rischia di avere la psiche danneggiata per sempre. “Queste sono questioni in prima linea per i diritti dei lavoratori di questa generazione” ha dichiarato Neema Mutemi, docente presso l’Università di Nairobi. “Una volta che hai visto certe cose, non puoi tornare indietro. Molti di noi non riescono più a dormire” ha ammesso al Financial Times Kauna Ibrahim Malgwi, laureata in psicologia e dipendente di Sama dal 2019, che a oggi assume antidepressivi. Cori Crider, dello studio legale no profit di Londra impegnato nella causa dei moderatori contro Meta, spiega che “i poliziotti che investigano su casi di abusi di minori possono contare sul supporto di psichiatri, mentre i consulenti impiegati da Sama non erano qualificati per diagnosticare o trattare disturbi post- traumatici”.
Moderatori social in causa contro Meta: “licenziati ingiustamente e attirati da false promesse”
I moderatori sudafricani di Sama, incaricati di vagliare ed eliminare i contenuti più violenti dai social, fanno causa a Meta per violazione dei diritti umani e risoluzione illegale del contratto di lavoro. In particolare Daniel Motaung, uno dei moderatori sudafricani a Nairobi coinvolti nella causa, sostiene di essere stato ingiustamente licenziato dopo aver tentato di formare un sindacato per fare pressioni per una migliore retribuzione e condizioni di lavoro.
Ma non solo, perché Motaung ha dichiarato di aver accettato il lavoro attirato da false promesse e senza sapere con esattezza di cosa si trattasse, accusa respinta con forza dalla società Sama. Attualmente, sono tre i casi aperti contro Meta in Kenya.