“Sul tema della transizione energetica così come è stata impostata maldestramente dalla Commissione Ue e in particolare dal suo vicepresidente, l’olandese Frans Timmermans, i nodi vengono gradualmente a pettine. Prima sembrava andare tutto liscio, adesso otto stati, tra cui l’Italia e la Francia, si sono messi di traverso per quanto riguarda l’Euro 7”. Le decisioni dell’Unione europea sulle auto del futuro continuano a far discutere, ma stavolta la reazione di alcune nazioni, così come dell’associazione dei costruttori europei, non si è fatta attendere. Lo spiega Pierluigi Bonora, giornalista de “Il Giornale”, mettendo in relazione l’ultima trovata europea con il pacchetto di norme che dal 2035 permetterà di produrre solo auto elettriche, con l’eccezione, strappata unilateralmente dalla Germania facendo valere il suo peso a Bruxelles, delle macchine che useranno combustibile sintetico. Il nuovo diktat sui veicoli green recita che da luglio 2025 si passerà a macchine Euro 7, stessa cosa per i mezzi pesanti da luglio 2027. Obiettivo, naturalmente, diminuire ulteriormente l’inquinamento. Peccato che così, come ha rimarcato l’Acea, l’associazione dei costruttori di auto europea, ci sarà un aumento esorbitante dei costi. Che si aggiungono a quelli da affrontare per programmare e realizzare la transizione all’elettrico.
Perché otto stati della Ue (Bulgaria, Cechia, Francia, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria) si sono opposti alle nuove norme Euro 7?
Se si punta sul “tutto elettrico” nel 2035, perché viene introdotto l’Euro 7, visto che dopo sparirà con il passaggio all’auto elettrica? Ecco il punto. Si fanno spendere un sacco di soldi alle case produttrici, fior di investimenti per poi cambiare tutto di nuovo.
Stavolta si sono opposti subito anche i produttori europei di auto, con quali argomentazioni?
L’Acea, l’associazione costruttori europea di veicoli, ha ordinato uno studio a Frontier Economics che ha messo in risalto un aspetto gravissimo, che boccia clamorosamente la Commissione europea e i suoi esperti: mentre la Ue dice che l’aggravio di costi per veicoli Euro 7 è tra i 180 e i 450 euro, questo studio stabilisce che in realtà i costi in più sono di 2mila euro. Allo stesso tempo per i veicoli pesanti la cifra di riferimento non è di 2800 euro ma addirittura quasi 12mila.
Come si spiega un gap simile?
C’è da chiedersi a quali esperti si sono rivolti. Tra l’altro, parlando tempo fa con Claudio Spinaci dell’Unem, ex Unione petrolifera, chiedevo come mai in relazione alle auto elettriche viene presa in considerazione solo l’emissione allo scarico e non tutto il ciclo di vita di un veicolo, dall’origine alla fine, per verificare come viene prodotta l’energia che serve per realizzarlo. Ci si disinteressa di come viene prodotta l’energia, se viene, ad esempio, da fonti fossili. La risposta di Bruxelles è che questo avrebbe comportato troppo lavoro, non c’era tempo.
Non si sono valutati tutti gli aspetti di questa transizione?
La scelta dell’auto elettrica, come quella dell’Euro 7, è stata una scelta scellerata mossa dalla pura ideologia, Non si può parlare dell’elettrico come se fosse tutto positivo: non inquina, non fa rumore, è più comodo. Bisogna tener conto anche degli aspetti negativi.
Come si potrebbe raggiungere in altro modo l’obiettivo della riduzione delle emissioni?
Bisognerebbe tenere conto anche delle altre soluzioni e impostare tutto sulla neutralità ecologica. Annullando le emissioni con tutti i sistemi possibili, non solo con l’elettrico.
Ma perché vogliono passare all’Euro 7 se subito dopo si prevede di arrivare all’elettrico?
E’ una specie di contentino, per far vedere che i motori termici vengono ancor tenuti in considerazione. Potrebbe essere anche un’arma a doppio taglio, per far vedere che non conviene investire sui carburanti tradizionali perché costa troppo. Oppure per costringere le aziende ad accelerare il passaggio all’elettrico.
C’è ancora la possibilità di modificare queste norme?
L’anno prossimo ci sono le elezioni europee. Certo, l’elettrico rimarrà, ma qualcosa potrà cambiare, soprattutto se si arriva a una Commissione europea nuova, con un atteggiamento politico diverso, più razionale.
Poi c’è comunque la revisione di tutto quanto è stato deciso, fissata nel 2026. Cosa potrebbe succedere?
Nel 2026 è stata predisposta una revisione di tutto il piano della transizione. Si valuteranno anche i carburanti sintetici e altre soluzioni. Ma se apri a quelli devi introdurre anche la possibilità di utilizzare i biocarburanti, come vuole fare l’Italia. Sono ugualmente virtuosi dal punto di vista delle emissioni.
Insomma, questa norma sull’Euro 7 mette in difficoltà aziende che già devono affrontare uno sforzo non da poco per la transizione all’elettrico?
Se un’azienda è costretta a investire nell’Euro 7 deve distogliere gli investimenti dall’elettrico e i costi aumenteranno a danno dei consumatori e dei produttori. Se l’Europa, comunque, si accorge che il mercato verrà invaso da macchine cinesi potrebbe cambiare tutto. Lo stesso Tavares (ceo di Stellantis) ha detto che le auto elettriche sono molto costose, un aspetto da non trascurare, che va a discapito del ceto medio.
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