Sarà presentato a Milano il prossimo 25 maggio il primo Rapporto Europa dei Valori curato da Paolo De Carli (Cedam-Wolters Kluwer, 2023); all’evento, che si svolgerà presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore alle ore 17.30 in Aula Lombardo, interverranno Renato Balduzzi, Vincenzo Cesareo, Giancarlo Rovati (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Mattia Ferrero, presidente Unione Giuristi Cattolici di Milano.
I ventisette piccoli Stati europei possono pensare di convivere tra loro nell’Ue e di presentarsi sulla scena mondiale senza un terreno comune di valori condivisi, come “persona, dignità umana, vita, libertà e solidarietà” che siano riconosciuti, affermati e dichiarati? Possono accontentarsi gli Stati europei di regolare e organizzare soltanto i loro interessi materiali comuni? E allora, da un punto di vista generale ma poi più specificamente da un punto di vista della cultura giuridica, dove reperire questo terreno comune di valori condivisi? Dove l’Europa può reperire e ritrovare la propria identità, perché questo al fondo sono i valori condivisi?
Questo è l’interrogativo profondo che ha spinto l’indagine del volume che si presenta e che contiene scritti di Paolo De Carli, Clotilde Brunetti-Pons, Jacques Bellezit, Filippo Vari, Alain Seriaux, Franz Reimer, Anna Maria Poggi, Stephan Rixen, Ennio Codini e Lino Duilio.
Peraltro, non occorre andar lontano: questi valori ci sono già, sono già presenti negli ordinamenti europei, essi sono il frutto di una meravigliosa e incomparabile civiltà giuridica. Tuttavia essi sono per lo più dati per scontati o sottaciuti o non correttamente svolti o non fatti giocare adeguatamente con i fenomeni nuovi o, addirittura, in diversi casi, negati da una giurisprudenza impropriamente innovativa. Riprendere questi valori vuol quindi dire oggi contribuire in modo attivo all’affermarsi di una vera cittadinanza europea fondata sui valori e sulla tradizione europea, prima che sul legalismo e le strutture burocratiche.
Se nella tradizione giuridica europea (frutto dell’integrazione fra culture diverse a partire dal crogiuolo del medioevo) questi valori stanno prima e sono, nel loro nucleo essenziale, sottratti al monopolio delle leggi statali e quindi comunitarie, essi però, nel loro atteggiarsi e comporsi nei singoli ambiti della vita, debbono essere svolti anche dalle leggi e qui si manifesta il loro significato e la loro vitalità. La ricerca sui valori non può quindi ignorare il loro affermarsi negli ordinamenti, non può ignorare le comunanze di tutela e le possibili sinergie fra gli ordinamenti. Occorre quindi un lavoro di scavo sui singoli ordinamenti che mostri lo svolgersi particolare dei valori e le comunanze di tutela e le possibili sinergie. Indubbiamente, poi, questo lavoro di scavo potrà servire, e molto, a interpretare il significato delle “tradizioni costituzionali comuni” che l’art. 52 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue pone come parametro di riferimento interpretativo, potrà quindi servire a cogliere quale sia il terreno comune, a vedere in che modo si possa procedere unificando criteri di trattamento senza appiattirli e quando invece si debbano constatare e giustificare discipline differenziate in certi ambiti. È questo un nodo molto importante e oggi assai delicato.
Il monitoraggio di questo lavoro è la ragione e il compito del Rapporto che l’Associazione Acev Europa dei Valori sarà in grado di produrre a partire da questo primo Rapporto che si va presentando.
Il pregevole lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro formato da cinque docenti e studiosi italiani, tre francesi e due tedeschi. Il rapporto, che è offerto in una edizione multilingue, è partito dall’analisi di tre ordinamenti, quelli italiano, francese e tedesco e ha preso in considerazione i singoli valori visti nello sviluppo di ogni ordinamento anche se, proprio per la natura sperimentale e graduale del suo procedere, non tutti i valori sono esaminati in tutti gli ordinamenti e si presuppone un seguito di altri rapporti che facciano avanzare l’opera intrapresa.
Infatti, se si vuole individuare, in sintesi, il punto debole dell’evoluzione recente dell’unità europea esso risiede probabilmente nel progressivo disallineamento fra l’integrazione economica e quella politica, a tutto vantaggio della prima; tale scollatura dipende certamente anche dalla difficoltà a trovare un accordo sui valori di fondo dell’Unione, che acuisce i limiti dell’edificio europeo. Inoltre l’esito del referendum britannico del 2016 ha avviato un complesso processo di sganciamento, che costituisce un duro colpo al processo di integrazione e rappresenta un’inversione di tendenza rispetto a un movimento di aggregazione che, pur tra alti e bassi, sembrava irreversibile e che in qualche aspetto è stato ripreso dalla coesione dimostrata negli anni della pandemia ed è auspicabile che possa rinforzarsi nella sostanza nei prossimi anni (anche in occasione delle prossime elezioni del giugno 2024).
Anche da questo punto di vista ogni iniziativa avente a tema la coscienza europea, i suoi valori di fondo e le sue istituzioni è di grande importanza.
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