Al Congresso Usa si riaccende la discussione sulla necessità di imporre una legge più chiara per stabilire un conflitto di interessi nel quale potrebbero essere coinvolti i politici, soprattutto dopo lo scandalo dei nove membri, colpevoli di aver ceduto titoli azionari della SVB bank sull’orlo del fallimento poco prima della crisi. Secondo quanto riportato sul Financial Times, ora ad essere sotto accusa sono soprattutto i fondi comuni di investimento, attraverso i quali i senatori spesso acquistano pacchetti azionari differenziati, ma con all’interno anche titoli di stato esteri, che potrebbero portare facilmente ad un rischio di insider trading.
Questo tipo di investimenti infatti, non è soggetto ad altre limitazioni e norme di trasparenza che vengono imposte ad altre azioni, con rendicontazioni periodiche e dati da pubblicare obbligatoriamente. Il quotidiano finanziario sottolinea, che la legge contiene una speciale deroga, da ormai più di dieci anni, per la quale occorrerebbe una revisione di tipo etico. Quindi anche se venisse approvata la norma sul conflitto di interessi, non toccando i fondi di investimento, si potrebbe facilmente aggirare il problema.
Politici Congresso Usa , fondi di investimento e conflitto di interessi
Uno tra gli esempi che riporta il Financial Times, su come molti politici in Usa utilizzerebbero i fondi di investimento per mascherare titoli in conflitto di interesse, è quello del senatore del Montana Steve Daines, che in audizione alla commissione aveva spinto per approvare nuovi accordi di scambi commerciali tra Usa e India. Quello che però non aveva detto è che durante il suo recente viaggio a Nuova Delhi aveva acquistato pacchetti di investimento pari a 65mila dollari, che contenevano azioni di varie aziende indiane. Il caso di Daines fa discutere anche perchè fu tra i primi sostenitori di una legge sul regolamentare l’acquisto di pacchetti azionari da parte dei politici Usa, per evitare interessi personali.
Nel 2022 disse che membri del Congresso non dovrebbero essere in grado di usare gli investimenti per trarne vantaggio grazie alla loro influenza politica”. Sempre nello stesso anno, fu il principale difensore della piattaforma Coinbase, nella regolamentazione delle blockchain. Ma poi risultò essere azionista della società per almeno 23mila dollari, difendendosi sostenendo che “Non c’era alcun conflitto perchè i titoli erano contenuti in pacchetti di ETF“.