L’INTRODUZIONE DEL PRESIDENTE ZUPPI ALL’ASSEMBLEA DELLA CEI: “PREGHIERA PER LA PACE”
Dopo l’apertura dei lavori lo scorso 22 maggio con l’intervento di Papa Francesco (a porte chiuse), nella giornata di ieri si è tenuta la lunga introduzione del cardinale Matteo Maria Zuppi per l’Assemblea Generale della CEI (22-25 maggio 2023). Dal pensiero rivolto all’alluvione in Emilia Romagna fino al tema centrale della guerra in Ucraina, ma anche riforme politiche, cammino sinodale della Chiesa italiana, rapporto con l’evangelizzazione richiesta da Papa Francesco e il legame inscindibile tra natalità e accoglienza.
Di questo e molto altro ha parlato l’arcivescovo di Bologna nonché Presidente della Conferenza Episcopale italiana: «È una gioiosa e impegnativa occasione di fraternità e di amicizia, che dà corpo all’indispensabile comunione che non è mai virtuale o disincarnata. La Chiesa è comunione ed è tutta, nelle sue fibre più intime, al servizio del Vangelo», ha sottolineato all’inizio del suo discorso il cardinal Zuppi, appena nominato da Papa Francesco come inviato speciale per guidare la tentata missione di pace del Vaticano con Russia e Ucraina. «Desidero iniziare questo momento di condivisione da una delle preoccupazioni che Papa Francesco ci ha sempre rappresentato in questi anni, recentemente fino alla commozione: la pace, oggi specialmente in Ucraina con “un popolo martoriato” (vedi Regina Caeli, domenica 21 maggio 2023, ndr)». Il prelato, rivolgendosi agli altri vescovi della CEI, ripete tutta la gratitudine per questa “profezia” «così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità. La sua voce si fa carico dell’ansia profonda, talvolta inespressa, spesso inascoltata, dei popoli che hanno bisogno della pace. La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti». La Chiesa da tempo ormai denuncia la caduta del “sogno corale di pace” a livello internazionale e geopolitico: «Per noi la pace non è solo un auspicio, ma è la realtà stessa della Chiesa, che germina – come il segno di pace – dall’Eucaristia e dal Vangelo. La Chiesa e i cristiani credono nella pace, siamo chiamati a essere tutti operatori di pace, ancora di più nella tempesta terribile dei conflitti».
CARD. ZUPPI: “CULTURA DELLA VITA, NATALITÀ E ACCOGLIENZA”
Elencando i vari punti sollevati nelle sintesi di tutte le Conferenze Episcopali Regionali, il Card. Zuppi si sofferma sull’emergenza natalità che coinvolge l’Italia più di tutti gli altri Paesi europei: «È stata da molti notata la crisi della famiglia. E questo non soltanto nel senso che si alzano voci sempre più pressanti di un’equiparazione dell’istituzione familiare ad altre forme di convivenza. Spesso le giovani coppie non riescono a costituire una famiglia semplicemente per la precarietà del lavoro o la mancanza di politiche di sostegno, a cominciare dalla casa. Quello della famiglia ha una ricaduta diretta su un altro tema, che ormai si presenta come una drammatica tendenza negativa pluriennale: si tratta della crisi demografica», rileva il Presidente della CEI nell’Introduzione dell’Assemblea Generale.
Davanti ad un Paese a “rischio estinzione”, la Chiesa di Cristo come reagisce? «È tutto il Paese a soffrire una crisi e questa ha a che vedere anche con l’accoglienza di migranti e la loro inevitabile integrazione nella nostra società. Accoglienza e natalità, ha ricordato Papa Francesco, non solo non si oppongono ma si completano e nascono dal desiderio di guardare al futuro. La questione demografica e tutte le questioni sociali meritano attenzione e politiche lungimiranti». Secondo l’arcivescovo Zuppi è profondamente sbagliato separare o peggio “contrapporre” i valori etici con quelli sociali: «sono la stessa cultura della vita che sgorga dal Vangelo! La cultura della vita sa che essa nasce e cresce nella famiglia e che tutto non dipende dal proprio volere soggettivo che arriva a giustificare la cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità». Come diceva in maniera illuminante San Giovanni Paolo II nel Discorso ai partecipanti al Congresso nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (16 gennaio 1982), «una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta». Zuppi riprende questo concetto e rileva come il mondo di oggi rifletta un processo di deculturazione: «tutto diventa fluido, anche quello che ieri sarebbe stato impensabile. Cadono saldi riferimenti, mentre ci si esalta (e poi ci si deprime) nella drammatica vertigine della soggettività dell’io isolato, cui sembra che tutto parta da lui. La fede crea una cultura della vita attraverso esistenze e pensieri impregnati di essa».