Università: il tasso di abbandono è al 7,3%
Una recente analisi condotta al quotidiano Il Messaggero e citata da OrizzonteScuola, disegna un orizzonte preoccupante per le università italiane. Fiore all’occhiello dell’istruzione nazionale, a lungo invidiate dalle controparti mondiali, vedono un sempre maggiore abbandono da parte degli studenti iscritti, che faticano a concludere anche solo il primo anno, almeno stando ai dati diffusi del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
In particolare, spiegano le due analisi, è cresciuto di oltre l’1% il tasso di abbandono al primo anno delle università italiane. Se, infatti, tra il 2020 e il 2021 erano stati il 6,1% gli studenti complessivi a revocare la loro iscrizione nel corso del primo anno accademico, per il biennio 2021-2022 sono stati il 7,3%. Dati che sembrano irrisori, ma che se rapportati temporalmente possono facilmente far pensare ad una frenata difficilmente arrestabile, che aumenta dell’1% ogni anno, sembra che ovviamente non vengano fatti interventi strutturali. Il tasso di abbandono delle università, infatti, potrebbe essere ancora in larga parte dovuto all’impatto della pandemia, oltre che dalle crescenti difficoltà economiche che famiglie e studenti si trovano ad affrontare, ma sicuramente incide anche la mancanza di un ampio sistema di sostegno (come le borse di studio) per le tasse.
Cosa dicono gli INVALSI sulla situazione educativa degli studenti
Tuttavia, il Ministero sottolinea anche come il tasso di abbandono delle università potrebbe essere causato anche in larga parte dallo scarso livello accademico degli studenti. Post diploma sono, infatti, circa la metà a non raggiungere i livelli base di preparazione necessaria per il grado di istruzione superiore, mentre circa il 10% fatica anche a raggiungere quelle definite competenze minime.
Una realtà, questa, che pesa parecchio sulle università, che pretendono preparazioni già di alto livello dagli studenti, ma che emerge in modo chiaro anche dai test INVALSI. Nel 2022, infatti, oltre la metà degli studenti di quinta superiore, prossimi alla maturità, non raggiungeva il livello base in matematica e italiano, mentre il 48% non arrivava al livello 3 (raggiunto, a conti fatti, da appena il 2% degli studenti). Complessivamente, il 9,7% dei maturandi, secondo gli INVALSI, non raggiunge il livello minimo in italiano, matematica e inglese, che tradotto significa che 9 studenti su 10, con il diploma in mano, non ha le competenze attese da un ragazzino di terza media. Insomma, per le università italiane la situazione, in pochi anni, potrebbe diventare tragica.