I lobbisti dell’industria chimica sono sempre più efficaci nell’influenzare la legislazione europea. Lo rivela uno studio dell’ONG Corporate Europe Observatory (CEO), che mette il mirino su sette “big toxics”. Si tratta di quattro aziende (Bayer, Exxon Mobil Petroleum & Chemical, Dow Europe e BASF) e tre associazioni di categoria (European Chemical Industry Council – Cefic, Plastics Europe e German Chemical Industry Association), che hanno speso 33,5 milioni di euro in attività di lobbying solo per quanto ricorda lo scorso anno. Sono tra le 50 aziende che spendono di più. Si arriva ai 293 milioni di euro se si tiene conto degli ultimi dieci anni. Stando a quanto riportato da Die Presse, le lobbies agiscono nell’ombra, hanno contatti fino ai piani alti delle principali istituzioni europee e dispongono di un budget immenso per le loro aziende, con una missione, quella di influenzare il processo legislativo dell’Ue a Bruxelles e Strasburgo.
Infatti, centinaia di incontri con alti rappresentanti della Commissione Ue, con membri del Parlamento europeo e dei governi degli Stati membri avrebbero avuto i loro effetti, secondo il quotidiano austriaco, che tira in ballo la revisione del Regolamento Reach, adottato nel 2007 per regolamentare le sostanze nocive per la salute. Lo scorso autunno è stata accantonata e ora è stata annunciata per il quarto trimestre di quest’anno. Di fatto, è troppo tardi per concludere l’iter legislativo in questa legislatura: come è noto, all’inizio di giugno 2024 si svolgeranno le elezioni europee, dopo le quali le carte saranno rimescolate a Bruxelles.
LA BATTAGLIA DELLE LOBBIES DELL’INDUSTRIA CHIMICA SU PESTICIDI E PFAS
«Il settore chimico sta scavando a fondo nelle proprie tasche per portare avanti i propri interessi, e noi dobbiamo impedirlo», dichiara Vicky Cann, ricercatrice dell’ONG Corporate Europe Observatory (CEO) a Die Presse. Un altro esempio del peso delle lobbies riguarda le sostanze chimiche PFAS. L’agenzia europea per le sostanze chimiche Echa valuterà un eventuale divieto solo alla fine di settembre, mentre spetterà alla Commissione decidere su una proposta legislativa. La Germania vorrebbe vietare quasi completamente l’uso di queste sostanze, eppure l’industria si sta opponendo con successo, portando avanti la tesi che solo alcune di queste sostanze sono state effettivamente dimostrate come pericolose. In realtà, le sostanze ben studiate del gruppo PFAS sono considerate di tossicità medio-alta. Secondo il CEO, i costi dei PFAS per la salute sono stimati tra i 52 e gli 84 miliardi di euro in tutta l’Unione europea. Anche il regolamento europeo sui pesticidi previsto dal Green Deal della Commissione Ue, che prevede la riduzione dei pesticidi in agricoltura del 50% entro il 2030 , è osteggiato dalle lobbies. Il gruppo più numeroso del Parlamento europeo, il PPE, sostiene che non esistono alternative adeguate ai pesticidi comunemente utilizzati in agricoltura.
In cima al registro delle lobbies dell‘Ue c’è la società di consulenza statunitense Fleishman-Hillard, con un budget annuale di oltre 10 milioni di euro per influenzare le decisioni dell’UE, seguita da vicino dal Cefic. La società tecnologica Meta (Facebook, Instagram) è al quarto posto con un budget di 8 milioni di euro, Apple al sesto con 7 milioni di euro. Google, con 5,5 milioni di euro, raggiunge solo il decimo posto.