I bambini ucraini rapiti e indottrinati dai russi dall’inizio dell’invasione, secondo un rapporto realizzato dall’Ufficio Nazionale Bureau, istituito dal Governo di Volodymyr Zelensky lo scorso anno per raccogliere informazioni su prigionieri di guerra, morti e dispersi, sarebbero oltre 19.000. I minori in questione sarebbero stati trasportati in Russia contro il volere delle famiglie e, soltanto 364, sarebbero successivamente tornati a casa, come era stato loro promesso.
Il più piccolo aveva soltanto 14 mesi, mentre i più grandi hanno 17 anni. I rapimenti sono stati riconosciuti dalla Corte penale internazionale dell’AIA come crimini di guerra. È per questo motivo che su Vladimir Putin e Marija Lvova-Belova pesa un mandato di arresto in virtù della loro presenta complicità. Il presidente russo, in particolare, secondo quanto riportato dal Daily Mail, avrebbe affidato alla Commissaria presidenziale per i Diritti dei bambini il compito di istituire un programma di deportazione dei minori di vasta portata, che avrebbe coinvolto tutti i livelli del Governo.
Bambini ucraini rapiti e indottrinati dai russi: il programma
Il piano dei russi prevede che i bambini ucraini siano rapiti e trasportati nei propri territori, successivamente “rieducati” e “indottrinati”. In altri termini, ai minori viene fatto il lavaggio del cervello, affinché adottino una visione del mondo favorevole al Paese di Vladimir Putin. Le lezioni vanno dalla storia e cultura all’addestramento militare.
Il Governo ha inoltre reso più semplici le procedure di adozione dei bambini ucraini da parte delle famiglie russe, dando anche un contributo economico a quelle che si rendono disponibili. “Nessuno dei decreti emanati dal presidente in merito contiene delle norme che richiedano il consenso al minore stesso oppure alle famiglie di origine”, ha rivelato Osanna Filipshina, rappresentante dell’Unione ucraina per i diritti umani di Helsinki. “È un atto di violenza volto a trasferire i bambini da un gruppo etnico all’altro. È un cane di genocidio”.