Il regista Gabriele Muccino parla di famiglia e di narcisismo: “non ho mai creduto alle famiglie felici, anche quelle perfette nascondono crepe”. Lo rivela in un’intervista concessa a Repubblica, dove definisce la famiglia come “lo specchio della società: è li che nasciamo, ed è il villaggio che ci lasciamo alle spalle per costruire un nuovo nucleo”.
Per Gabriele Muccino “tutto nasce dai genitori, dal trasferimento dei difetti di fabbrica. Le ombre che ci portiamo dietro restano incollate da quando siamo bambini. Essere genitori è difficilissimo, sono imperfetti. Tra i figli si salva solo chi ha una natura più forte, chi ha lo sguardo più alto, come se fosse su una torretta. Da piccoli stando in un bosco, e cercando tra gli alberi, non vediamo la via d’uscita. E in questa condizione prendiamo direzioni sbagliate”. In una famiglia, “il poco amore crea una mancanza di fiducia in sé stessi e si cercheranno conferme in persone che ricorderanno chi ci ha fatto più male, coazione a ripetere”. Mentre “nel troppo amore pensi che sei nato per vincere e la vita ti ricorderà con forza che sei impreparato, proprio perché sei stato troppo protetto da quell’amore così possessivo. Ti hanno messo addosso un’armatura e invece rimani nudo. Sei più fragile rispetto a chi ha costruito la propria corazza”.
Muccino: “Famiglia? Se mio padre mi avesse detto di evitare le donne che…”
Gabriele Muccino, parlando della sua famiglia e dei suoi figli, spiega che a loro “do qualche coordinata per vivere meglio. Non so come ci si possa salvare. Certo se mio padre mi avesse detto: ‘Evita le donne che hanno avuto problemi con il padre’, sarebbe stato meglio”. E ammette di non credere nella favola che un tempo i matrimoni e l’amore durassero di più: “si dava per scontato che ci fosse una seconda famiglia; se c’era l’amante, la moglie chiudeva un occhio. Gli uomini mandavano i figli a perdere la verginità nei bordelli. Erano famiglie disfunzionali – afferma a Repubblica – i padri erano anaffettivi rispetto a quelli di oggi, c’era una visione dei ruoli schematica. Il divorzio è arrivato negli anni 70, l’ipocrisia era necessaria per andare avanti”.
Guardando non solo alla famiglia ma anche alla società di oggi, Gabriele Muccino vede “una forma di narcisismo collettivo: fanno sentire superiori persone che devono fingere di essere quello che non sono. La presa di coscienza di questa inferiorità è foriera di infelicità, specie negli adolescenti. Hanno perso il contatto fisico e verbale. Tutti con lo smartphone, corteggiano o lasciano una persona, aggrappati alla doppia spunta. Aggiungiamo una cosa che nessuno, a parte mia nonna con la Spagnola, ha vissuto: la paura di un virus che può uccidere, il lockdown. La guerra. Abbiamo creato esseri umani impreparati al mondo”.