Il grande artista italiano Raf, si è raccontato nelle scorse ore ai microfoni di Repubblica, in vista dell’uscita del suo nuovo album di inediti. Dopo l’estate imminente farà la sua comparsa “La mia casa”, nuovo lavoro del cantante originario di Margherita di Savoia in Puglia, classe 1959, mentre da giugno partirà il tour musicale dal titolo omonimo, al via da Formia. Fra i brani iconici di Raf vi è senza dubbio Self Control, canzone del 1984 che consacrò l’artista dal punto di vista musicale.
Peccato però che quel brano allo stesso Raffaele Riefoli, il nome all’anagrafe del cantante, piaceva ben poco e alla fine gli ha creato non pochi problemi: “‘Self control’ mi creò traumi psicologici”, ha spiegato oggi a Repubblica e il motivo è semplice: il genere suonato non convinceva fino in fondo lo stesso artista. “Mi dicevo – ha proseguito stamane ai microfoni di Repubblica –. Non ti vergogni di fare musica dance?’Non sostenevo il compromesso. Mi nascondevo. La mia coscienza diceva: ma non ti vergogni di fare musica dance? L’ho capito dopo che il brano è un piccolo capolavoro”. E nel suo ultimo disco ritornano quelle magiche sonorità anni ’80: “La trap sfuma e gli Ottanta fanno tendenza. Io mi diverto, però canto: “E se penso adesso a quanto siamo soli, in mezzo alle luci del sabato sera”. Vedo tanta solitudine”. Soltanto un mese fa lo stesso Raf era stato intervistato dai microfoni di Vanity Fair, parlando così sempre di Self Control: “Genere che non mi apparteneva: ero abituato a scrivere testi impegnati, fare un’altra musica. Mentre il brano raggiungeva il primo posto in classifica in tutto il mondo, io ero a disagio”.
RAF: “QUANDO IL SUCCESSO MI TRAVOLSE…”
Un brano che ha regalato una popolarità esagerata a Raf, che però non è stato in grado di gestire: “A nove anni avevo visto un film in bianco e nero sui Beatles: mi avevano colpito le scene di loro che correvano per Londra inseguiti da ragazzine che sbucavano da ogni angolo. Quando ha cominciato a succedere a me, mi ha preso un’ansia bestiale. Mi nascondevo, però i fan mi aspettavano, anche sotto casa. Arrivavano sacchi della posta colmi di lettere e cartoline”.
Quindi Raf aveva concluso: “Oggi se vedo un ragazzo travolto da un successo incredibile, mi chiedo: come lo starà vivendo? Riuscirà a goderselo davvero? E perdono quegli atteggiamenti di presunzione. O meglio, li capisco: sono naturali, se passeggeri”.