Il Montenegro vuole accelerare la procedura di ingresso nell’Unione europea. La nuova leadership che si è insediata si sta impegnando a varare le riforme necessarie per velocizzare il processo di adesione, sfruttando la “finestra di opportunità” aperta dalla guerra in Ucraina. Del resto, è quanto ha promesso Jakov Milatovic, 36enne ex economista della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, il quale ha conquistato la presidenza il mese scorso. La sua ascesa è stata rapida: il suo partito, Europe Now!, è stato fondato solo nel 2022, ma ha subito ottenuto ottimi risultati. “L’UE ha bisogno di una storia di successo, speriamo che il Montenegro possa esserlo“, aveva dichiarato in un’intervista dopo il suo insediamento.
Il Montenegro è già entrato a far parte della NATO, ma i suoi colloqui di adesione con l’Ue si sono arenati a causa della lentezza dei progressi sulla maggior parte dei criteri di adesione, in particolare sui temi dello Stato di diritto e della corruzione. La guerra in Ucraina ha spinto, però, le capitale europee a riflettere sul rischio di trascurare i Paesi precedentemente nell’orbita della Russia, infatti Germania e Ue auspicano un nuovo impulso nei Balcani.
MONTENEGRO NELL’UE: I NODI DA SCIOGLIERE
“Purtroppo, l’UE ha reagito politicamente nei Balcani occidentali solo dopo l’aggressione russa in Ucraina“, ha osservato Jakov Milatovic. “Per un decennio l’intero processo di allargamento è stato molto tecnico; ora c’è una finestra di opportunità nel prossimo anno o due, in cui il Montenegro può fare un importante passo avanti“. Un’impresa non semplice, secondo il Financial Times, perché sono stati ‘spuntati’ solo tre dei 33 capitoli di adesione dell’Ue. Inoltre, c’è pure una questione storica e culturale, di cui lo stesso Milatovic è consapevole. Infatti, ricorda che quando è entrato in politica, nel 2020, il Montenegro “assomigliava più al Kazakistan che a una nazione occidentale dell’UE“, con Cina, Azerbaigian, Turchia ed Emirati Arabi Uniti come maggiori investitori e circa il 30% dei turisti provenienti dalla Russia.
Infatti, c’erano “pochi collegamenti economici con l’UE, gli Stati Uniti o il Regno Unito… c’era qualcosa che non andava“. C’è poi il nodo Cina, che nel 2015 aveva concesso un prestito di un miliardo di dollari, un quinto del Pil del Montenegro, per finanziare la costruzione di un’autostrada verso la Serbia. Una copertura su quel prestito scade quest’estate, esponendo il Paese a grossi rischi economici. Milatovic, a tal proposito, ha dichiarato che il nuovo governo rivedrà urgentemente il debito, che ha quasi due decenni di scadenza, ed eventualmente lo rifinanzierà con l’assistenza occidentale. Inoltre, sono necessari ulteriori finanziamenti anche per completare il resto dell’autostrada e aprire l’accesso all’Europa tramite la Serbia.