C’è un dato che ultimamente si presenta prepotente nel quotidiano della vita scolastica e il fatto che passi quasi in sordina crea, in un certo modo, ancor più scalpore. La coincidenza dei test universitari con gli impegni pressanti e doverosi dell’ultimo (e non solo) anno di superiori in vista della maturità ha creato conseguenze pesanti e difficili da controllare. Per non parlare della tendenza che ormai accomuna tutti gli atenei, cioè quella di anticipare sempre di più la ricerca di futuri studenti invadendo, mi si permetta il termine, il calendario scolastico di open day, lezioni aperte e occasioni di orientamento di varia natura ed efficacia.
Ma il punto non è criticare le università, che fanno il loro gioco, né tantomeno imporre alla scuola superiore di abdicare alla sua funzione nell’anno più importante del suo corso di studi. Mi sembra piuttosto che si sia creata una zona di crisi che urge di essere osservata e richiede soluzioni.
Ai miei studenti che si preparano per la maturità ho proposto più volte di trovare una gerarchia di priorità nello studio, di ricercare un equilibrio tra preparazione di verifiche e studio per il test di medicina o design. La verità è che nessuno di noi ha mai vissuto quello che sta passando questa generazione di studenti, in cui un’alta richiesta da parte della scuola fa il paio con programmi enormi da immagazzinare per i test d’ingresso. Siamo di fronte a una novità assoluta: di per sé ciò non è un male, il peccato è che nessuno se ne stia occupando o, quantomeno, ne stia discutendo.
Ecco, credo proprio che qui stia il punto: ad oggi non c’è alcun dialogo tra il mondo della scuola e quello delle università. Lo testimonia, tristemente e simbolicamente, la recente separazione dei ministeri, una volta fratelli, di istruzione e università. Due mondi così profondamente connessi nella realtà sono distanti anni luce quando si crea l’occasione di poter rispondere assieme a un problema, invece di crearne.
Quello dei test è solo un esempio, si potrebbe tranquillamente citare anche la crisi legata alle abilitazioni all’insegnamento dei neolaureati. Urge tornare al più presto a un lavoro comune e ben indirizzato: ne va della vera e serena scelta vocazionale, professionale e di indirizzo di studi di tanti ragazzi, l’unica cosa che davvero ci interessa.
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