Concilio Vaticano II e quella apertura che fece scalpore
Il, purtroppo, breve papato di Giovanni XXIII fu caratterizzato dall’avvio di un ampio aggiornamento della Chiesa Cattolica, che passo attraverso il Concilio Vaticano II. Si tratta del 21ensimo e più recente concilio ecumenico che la Chiesa riconosca come ufficiale e si tenne tra il 1962 e il 1965, ad appena 92 dal precedente, il Vaticano I, e considerato, oggi, tra i più importanti assieme al Concilio di Trento.
A volere il Concilio Vaticano II fu, appunto, Papa Giovanni XXIII, ad appena tre anni dall’inizio del suo pontificato e che si concluse dopo la sua morte, avvenuta nel 1963. Il Papa riuscì ad assistere a solamente una delle 10 sessioni del concilio e venne sostituito, nelle altre nove, da Papa Paolo VI. L’apertura fece grande scalpore nell’ambiente ecclesiastico, sia per la poca distanza dal concilio precedente, che per le posizioni di Giovanni XXIII che fino a quel momento erano apparse piuttosto conservatrici. Tuttavia, l’apertura del Concilio Vaticano II fu segnata e sancita da un discorso del pontefice che espresse tutta la sua volontà di rinnovare l’istituzione, portando al passo con i tempi moderni che, fino a quel momento, aveva rifiutato di accettare.
Papa Giovanni XXIII, cosa sancì il Concilio Vaticano II
L’aria di rinnovamento portata dal Concilio Vaticano II all’interno della Chiesa fu decisamente importante e ed ebbe eco tanto negli anni immediatamente successivi, quanto nelle stesse decisioni che vennero prese. Vide la partecipazione di quasi 2.500 cardinali, patriarchi e vescovi da tutto il mondo e fu animato da una grande varietà di lingue ed etnie mai viste nei precedenti concili ecumenici.
Durante il Concilio Vaticano II furono promulgate quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti, per un totale di 6 cambiamenti epocali che tutt’ora rimangono attivi. Il più importante tra questi fu sicuramente la storicizzazione della parola di Dio, che venne interpretata per la prima volta con l’occhio dei tempi moderni. Similmente, si aprì alla stagione dell’ecumenismo, ovvero del dialogo con le altre religioni e, di minore importanza, venne cambiato il nome del Sant’Uffizio (precedentemente l’Inquisizione) che divenne Congregazione per la dottrina della fede. Ma tra i cambiamenti degni di nota del Concilio Vaticano II ve ne furono tre, importantissimi, per il rito. Infatti, i fedeli divennero parte integrante ed attiva della celebrazione, che abbandonò il latino a favore della lingua popolare. Infine, si decise che i preti avrebbero dovuto celebrare il rito rivolti versi i fedeli, e non più dandogli le spalle.