Il prediabete è una condizione che si verifica quando i valori della glicemia sono alti, anche se non tali da portare ad una diagnosi di diabete conclamato. Nel dettaglio, come riferito dal Corriere della Sera, i valori della glicemia a digiuno sono fra i 100 e i 125 mg/dl, ed inoltre si registra un’intolleranza al glucosio segnalata da valori di glicemia tra 140 e 199 mg/dl due ore dopo un esame di curva da carico. In Italia ci sono circa 4,5 milioni di persone che soffrono di prediabate e chi ne soffre ha maggiori possibilità di avere problemi cardiovascolari, oltre che di sviluppare il diabete di tipo 2.
«Il tema del prediabete è attualissimo, anche alla luce del milione di cittadini che in Italia soffre di diabete senza saperlo — le parole al Corriere della Sera di Angelo Avogaro, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), in occasione del forum «Panorama diabete – Prevedere per prevenire» —. È necessario identificare il prediabete nei cittadini a rischio: i sedentari, quelli con forte familiarità per diabete, i pazienti in sovrappeso e coloro che devono seguire per lungo tempo terapie a base di cortisone». Fortunatamente dal prediabete si può guarire: «Abbiamo dimostrazioni scientifiche che si può regredire a normoglicemia con un cambiamento dello stile di vita, in termini di incremento dell’esercizio fisico e di dieta equilibrata, accompagnato da perdita di peso se si è in sovrappeso. Il diabetologo è lo specialista che più di ogni altro può effettuare medicina di prevenzione, suggerendo il percorso terapeutico più appropriato a questi pazienti».
PREDIABETE, NEGLI USA UN AMERICANO SU TRE NE SOFFRE SENZA SAPERLO
Secondo un recente studio statunitense pubblicato su Diabetologie, le persone che sviluppano il prediabete da giovani hanno un rischio maggiore di demenza in età avanzata, pari a circa tre volte superiore rispetto agli altri. «Tutti noi abbiamo picchi transitori di glucosio nel sangue — ha spiegato alla Cnn Andrew Freeman, cardiologo al National Jewish Health di Denver —. Ma se si considerano i valori di glucosio negli anni, si può vedere un danno cumulativo: quanto prima si è esposti, tanto maggiore è il livello di danno».
Elizabeth Selvin, epidemiologa alla Johns Hopkins University di Baltimora e tra gli autori dello studio, ha aggiunto: «Abbiamo visto una forte associazione tra prediabete e demenza, ma era presente solo tra le persone che hanno poi sviluppato il diabete. Questo suggerisce che evitare la progressione dal prediabete al diabete potrebbe aiutare a prevenire la demenza in età avanzata». Secondo i CDC, un adulto americano su tre soffre di prediabete senza saperlo, e di questi, quasi un terzo ha un’età compresa fra 18 e 44 anni.